Allarme siccità, made in Italy a rischio
Tra l’assenza di piogge al nord e bombe d’acqua al sud – entrambe conseguenze del cambiamento climatico – preoccupa la situazione della produzione agricola e dell’allevamento nella Penisola
di Gaia Ferrari
Le belle giornate che si stanno vivendo, dal punto di vista climatico, in Italia sono gradite perché fanno sentire già un accenno di primavera nell’aria. Ma implicano la prolungata assenza di piogge, il che rende ancora più grave lo stato di siccità nella Penisola. Nelle grandi città dello Stivale è scattato l’allarme smog, a causa di livelli elevati di polveri sottili. Anche la stagione nevosa, per ora, si è mantenuta al di sotto della media, in particolare al nord-ovest.
La situazione crea qualche preoccupazione per tutte le coltivazioni alla vigilia delle semine 2023. Il Po, il più grande fiume italiano, è in secca quasi fossimo in estate, come hanno spiegato anche gli esperti di Coldiretti, la confederazione tricolore dei coltivatori diretti. Basti pensare che il Ponte della Becca, in provincia di Pavia, si trova a -3,2 metri rispetto allo zero idrometrico con le rive ridotte a spiagge di sabbia come nei mesi più caldi.
Sempre dai dati diffusi da Coldiretti si viene a sapere che, a causa della siccità, quest’anno, in Italia, saranno coltivati quest’anno in Italia quasi 8mila ettari di riso in meno per un totale di appena 211mila ettari. Stiamo parlando di una coltura che, per crescere e garantire l’equilibrio ambientale e faunistico di interi territori, ha bisogno di acqua. Il crollo di oltre il 30% della sua produzione sta spingendo ad abbandonare le risaie con effetti preoccupanti sull’ecosistema, l’economia e l’occupazione. La ricaduta negativa grava su oltre diecimila famiglie tra dipendenti e imprenditori impegnati nell’intera filiera, ma anche sull’ambiente e sulla biodiversità.
Con 1,5 milioni di tonnellate all’anno – ha proseguito Coldiretti – l’Italia garantisce il 50% dell’intera produzione di riso dell’Unione Europea di cui è il primo fornitore, con una gamma di varietà e un livello di qualità uniche al mondo. In Italia – in base all’analisi Coldiretti su dati Isac Cnr – 9 risaie su 10 sono concentrate fra la Lombardia, Veneto e il Piemonte. Proprio nell’arco settentrionale nel 2022 è caduto il 40% di pioggia in meno rispetto alla media storica.
È solo uno dei tanti esempi significativi. Con il Po a secco – ha sottolineato ancora Coldiretti – rischia un terzo del made in Italy a tavola prodotto proprio della Pianura Padana, dove si concentra anche la metà dell’allevamento nazionale. “Dal grano duro per la pasta alla salsa di pomodoro, dai grandi formaggi come Parmigiano reggiano e il Grana Padano ai salumi più prestigiosi come il prosciutto di Parma o il Culatello di Zibello fino alla frutta e alla verdura la produzione della food valley rappresenta la punta di diamante del made in Italy alimentare in Italia e nel mondo”.
Nel frattempo, sempre nell’ambito delle conseguenze del “meteo pazzo”, in Sicilia si stanno facendo i conti con i danni provocati dal maltempo: bombe d’acqua e tempeste di vento abbattutesi sull’isola in appena un paio di giorni hanno inondato i campi, distrutto le serre e fatto crollare alberi. La raccolta degli ortaggi e degli agrumi è rimasta bloccata per l’effetto congiunto di oltre 20 eventi estremi.
“Di fronte al cambiamento climatico è necessario realizzare un piano invasi per contrastare la siccità ed aumentare la raccolta di acqua piovana oggi ferma ad appena l’11%”, ha dichiarato il presidente di Coldiretti Ettore Prandini. “L’irrigazione, infatti, può fare la differenza, consentendo anche di triplicare le rese in campo”. La Confederazione Nazionale Coltivatori Diretti e l’Associazione Nazionale Bonifiche Irrigazioni Miglioramenti Fondiari (Anbi) hanno fatto sapere che, insieme ad altri soggetti pubblici e privati italiani, hanno pronti “una serie di interventi immediatamente cantierabili che garantiscono acqua per gli usi civili, per la produzione agricola e per generare energia pulita”.