Chi dice “donna” dice ancora “danno”?

A livello globale la situazione è molto diversa. Ad accomunare però le donne di tutto il mondo c'è ancora la violenza domestica, faccia criminale della crisi che la società (voluta dagli uomini) sta attraversando

di Paola Fuso e Bianca Cappellania

I movimenti contro ogni forma di discriminazione di genere stanno diventando sempre più parte del sistema in cui viviamo e dunque con i tempi che caratterizzano i cambiamenti sociali, si stanno lentamente normalizzando.

Nella nostra bella e così tradizionale Patria, è recentissima l’elezione di una donna a segretaria del Partito Democratico (con una concessione dovuta alla Presidenza) e, a distanza di 60 anni dalla legge che ha aperto le porte della magistratura alle donne, il giudice Margherita Cassano è stata eletta all’unanimità primo Presidente della Corte di Cassazione. Ed è solo dell’anno scorso l’elezione in Italia di una donna a Presidente del Consiglio e, a livello europeo, sempre una donna è a capo della BCE come della Commissione Europea. E molte altre donne stanno guadagnando posizioni un tempo impensabili.

Di certo queste notizie sono molte positive. È da anni ormai che si parla di “tetto da cristallo”, di donne che non riescono ad arrivare ai vertici delle aziende o di qualsiasi apparato pubblico. Il problema è che per anni la maggior parte delle donne non ha avuto le competenze necessarie.

Infatti, erano soprattutto gli uomini a fare studi economici, giuridici e scientifici, nella convinzione che ci fossero mestieri adatti a un certo genere, mentre le donne avrebbero dovuto prediligere (come fecero) percorsi umanistici.

Ad oggi nei Paesi civilizzati, le ragazze, le donne, scelgono liberamente i loro studi e con alterne vicende, la società si sta adeguando a una nuova ricomposizione.

C’è da dire che è stato fondamentale l’intervento della legge sia a livello nazionale che sovranazionale. Ci si riferisce alle tanto contestate “quote rosa” che fanno storcere il naso a quanti (uomini e donne) le vedono contrapposte al merito.

Purtroppo, ed è un dato di fatto, se non vi sono precisi obblighi normativi è molto difficile che le donne possano accedere a posizioni di comando, senza il rischio di finire sotterrate da paternalismi e false preoccupazioni sull’equilibrio tra lavoro e famiglia.

Ed è per questo che l'UE ha preso decisioni fondamentali per garantire che le donne nei Paesi membri abbiano le stesse opportunità degli uomini; ad esempio, con le nuove regole sull'equilibrio di genere nei consigli di amministrazione delle società o sulla trasparenza retributiva.

Molte lotte, molte disuguaglianze, molte politiche a favore delle donne sono state inaugurate eppure questo racconto complesso con punte di eccellenza, non appartiene alla maggior parte di esse.

A livello mondiale e ragionando in proporzione la strada è ancora molto lunga. Basti pensare alla situazione delle donne in Iran, le cui libertà sono sistematicamente limitate, e in Afghanistan, dove i talebani stanno cercando di cancellare la presenza di donne e ragazze dallo spazio pubblico e dove 53 studentesse sono state trucidate durante l’esame di accesso all’Università.

E così accade in qualunque posto in cui i diritti e le libertà fondamentali delle donne sono minacciati o negati come la Nigeria, Chad, Mali e il Sud Sudan dove lo stupro è uno strumento di tortura pianificato e perpetrato ai danni di bambine, ragazze e donne.

Senza dimenticare l’Ucraina e gli orrori di questa guerra che ci è così vicina.

Le donne tutto sommato sono sempre state ritenute sacrificabili e in molti posti questo è avvenuto sin dall’infanzia negando uno dei diritti massimi che è quello alla istruzione.

Bambine non alfabetizzate, sposate precocemente, diventate madri prima del tempo e che, prive di ogni formazione, non sono in grado di esercitare ogni altro diritto loro spettante, come quello alla salute. E questo lo sanno molto bene i regimi dittatoriali che relegano le donne al ruolo di schiave.

C’è una grande cesura tra i Paesi civilizzati e i Paesi come quelli appena citati: nel senso di diritti fondamentali che per noi sono garantiti.

Eppure, qualcosa accomuna ancora le donne di tutto il mondo ed è la violenza domestica che assume varie declinazioni da quella fisica a quella economica e che è la faccia criminale della crisi che la società (voluta dagli uomini) sta attraversando.

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