I rischi geopolitici della transizione energetica
Il passaggio globale alle energie verdi è essenziale. Ma va gestito con saggezza
di Marco Nori, CEO di Isolfin
La transizione verso le fonti di energia rinnovabili e la lotta al cambiamento climatico pongono al mondo una sfida formidabile. Sappiamo che per garantire la sostenibilità globale, il passaggio alle energie verdi è essenziale, e tuttavia esistono significative incertezze e ripercussioni geopolitiche.
Le potenziali dispute sulle risorse è uno dei principali pericoli geopolitici legati al passaggio globale all'energia verde. I metalli delle terre rare, che sono in gran parte confinati in poche nazioni, sono necessari per le tecnologie delle energie rinnovabili, tra cui pannelli solari, turbine eoliche e batterie. La Cina detiene una larga fetta della fornitura mondiale di metalli rari. Con l'aumento della domanda di questi minerali, si verificheranno tensioni e conflitti geopolitici per l'accesso e il controllo di queste risorse, proprio come è successo (e tuttora) negli ultimi cento anni per il petrolio.
Oltre ai metalli delle terre rare, è possibile che si verifichino conflitti per le risorse crude: i Paesi con grandi risorse di energia rinnovabile, come l'energia eolica e solare, potrebbero potenzialmente finire sulla lista dei bersagli della concorrenza. Le nazioni del Medio Oriente e del Nord Africa, esaurite le scorte di petrolio, si troveranno comunque con ingenti risorse solari. Ne potrebbero derivare conflitti e tensioni tra le nazioni per l'accesso e il controllo delle risorse rinnovabili. Per ridurre questi rischi, i governi e i politici devono cercare di diversificare la catena di approvvigionamento e promuovere investimenti nella creazione di tecnologie energetiche rinnovabili che utilizzino meno metalli rari.
La dipendenza energetica è un altro pericolo geopolitico legato al passaggio all'energia verde. Se oggi il petrolio si trova spesso in nazioni con condizioni politiche instabili (e potrebbe essere esso stesso una causa dell’instabilità), anche i metalli rari e altri minerali essenziali potrebbero trovarsi in altri paesi con sistemi politici fragili o con una dubbia reputazione in materia di diritti umani. Una nuova/vecchia vulnerabilità geopolitica.
Ci sono poi le nazioni che, se dovesse scendere la domanda di combustibili fossili, potrebbero trovarsi in una posizione più debole e reagire in maniera aggressiva: il Venezuela, la Russia sono candidati per turbolenze politiche e instabilità economica.
Un altro – gigantesco - rischio geopolitico associato alla transizione energetica è l'impatto sui Paesi in via di sviluppo. Molte di queste nazioni dipendono in larga misura dai combustibili fossili: il passaggio alle fonti di energia rinnovabili potrebbe essere costoso e impegnativo, troppo per le loro tasche. Senza assistenza e finanziamenti questo aggraverebbe le disuguaglianze globali e causare ulteriore instabilità.
Da non scordare, uno dei fronti della guerra moderna che avrà un impatto sempre più importante: i cyberattacchi. Questo perché non è solo la produzione dell’energia a diventare “verde” ma anche la sua gestione e razionalizzazione, che dipende da quanto sofisticati siano i sistemi informatici che la dirigono e distribuiscono. In questo contesto, un attacco informatico all'infrastruttura energetica di una nazione potrebbe interrompere e danneggiare gravemente l'economia e la sicurezza nazionale del Paese.
Se la transizione verde è essenziale per la sostenibilità globale, non è priva di rischi e ramificazioni geopolitiche. Alcuni di questi rischi includono le dispute sulle risorse, la dipendenza energetica, gli spostamenti nell'equilibrio di potere globale, gli effetti sui paesi emergenti e le debolezze nella sicurezza nazionale. Per ridurre questi rischi, i governi e i politici devono lavorare per diversificare le catene di approvvigionamento, promuovere la cooperazione e la collaborazione internazionale, fornire aiuti e risorse ai paesi in via di sviluppo, investire in misure di cybersicurezza e sviluppare tecnologie di energia rinnovabile che utilizzino meno materiali critici.