«I tipi di mal di schiena e i principali interventi»

Intervista al Dottor Andrea Cardia, Primario di Neurochirurgia dell’Istituto di Neuroscienze Cliniche della Svizzera Italiana, Ente Ospedaliero Cantonale

di Cristina Penco

Andrea Cardia

Il mal di schiena rappresenta un’esperienza comune a molti. In base ai dati diffusi dalla Lega Svizzera contro il reumatismo, può soffrirne circa l’80% degli adulti, una o più volte nel corso della propria vita. Nella maggior parte dei casi è di natura meccanica e si risolve in pochi giorni o poche settimane. Ma, in altre circostanze, può essere ricorrente e provocare seri disturbi. Non andrebbero sottovalutati, poi, gli elevati costi economici e sociali che ne derivano, come assenze per malattia, cambiamenti di mansione e invalidità: il mal di schiena, infatti, è considerato uno dei principali problemi sanitari in vari settori, dall'agricoltura all’industria, fino a coloro che passano molte ore alla scrivania per esigenze legate allo studio o alla professione.

Ne abbiamo parlato con il Dottor Andrea Cardia, Primario di Neurochirurgia dell'Istituto di Neuroscienze Cliniche della Svizzera Italiana (INSI), Ente Ospedaliero Cantonale.

Dottore, l’espressione “mal di schiena” rischia di essere un po’ generica. A che cosa ci si riferisce esattamente?
«Esistono diversi tipi di mal di schiena. Generalmente si tratta di un’algia in regione lombare, spesso altamente invalidante, che può più o meno coinvolgere gli arti inferiori. Può essere di natura degenerativa discale o ossea, con restringimenti del canale spinale, e tale da determinare una lombalgia e/o una sciatalgia. Nel primo caso, degenerativo discale, di solito, il dolore è localizzato nella parte posteriore del corpo, a livello lombare, tra le ultime coste e l'inizio delle natiche. Si consideri che la lombalgia ha un impatto sociale enorme: è la prima causa di assenza dal lavoro a livello globale. Il cosiddetto “colpo della strega” è un episodio di lombalgia acuta, dovuto perlopiù a un movimento brusco, che provoca un dolore improvviso a livello lombare e un blocco funzionale. La lombosciatalgia, chiamata anche sciatica o sciatalgia lombare, è caratterizzata, invece, da un dolore alla parte bassa della schiena, all'altezza delle vertebre lombari, spesso irradiato lungo una gamba, ed è provocata da un’infiammazione del nervo sciatico».

Alle prime avvisaglie che cosa occorre fare?
«Bisogna rivolgersi a uno specialista, che eseguirà alcuni esami – tendenzialmente una risonanza magnetica – e da lì farà una diagnosi che deve essere assolutamente congrua con i sintomi».

Successivamente come deve procedere l’esperto?
«Ove possibile, se la situazione non è grave, occorre tentare qualsiasi trattamento conservativo. Questo approccio prevede farmaci, terapia del dolore, per esempio con infiltrazioni o epidurali, fisioterapia, osteopatia e vari trattamenti riabilitativi. Nella maggior parte dei casi il problema si risolve, spontaneamente, nel giro di poco tempo».

La patologia più comune, rispetto a questo ambito, è l’ernia del disco, una condizione dolorosa. Quando si verifica?
«Si evidenzia un’ernia discale quando il cuscinetto gelatinoso (il nucleo polposo), posto tra le singole vertebre della colonna vertebrale, fuoriesce dalla sua sede naturale – in seguito a usura, invecchiamento, traumi, movimenti anomali – e va a comprimere un nervo, infiammandolo. Nel 90% dei casi, però, si assiste a un’evoluzione benigna spontanea dell’ernia discale, trattata con i metodi conservativi descritti prima. Solo il 10% dei malati viene operato».

Quando è necessario ricorrere alla chirurgia?
«Se il paziente non risponde ai trattamenti conservativi a cui è sottoposto e non riesce a riprendere la propria vita, e quando c’è un deficit motorio (determinato, per esempio, da un danno della radice nervosa, causato dall’ernia), per evitare che il deficit diventi permanente, bisogna valutare di intervenire con tecniche mini-invasive di microchirurgia (microchirurgica/endoscopica). Gli interventi devono essere studiati e messi a punto sulla base delle caratteristiche e delle età del paziente: un conto è uno sportivo, un altro un paziente anziano».

Che differenza c’è tra ernia e protusione?
«La maggior parte dei mal di schiena senza irradiazione alle gambe sono dovuti a una protusione discale. La protusione è una discopatia, ovvero una diminuzione del contenuto di acqua del disco, con conseguente perdita della funzione ammortizzante. Questo determina un “protrudere” del disco all’interno del canale, ma senza fuoriuscita del nucleo polposo. Tale protusione, che in risonanza risulta più scura (dal momento che non c’è acqua), può erniare. Avere una protusione non significa avere per forza un’ernia, è solo un fattore predisponente molto comune. È vero, invece, il contrario: è verosimile che un’ernia sia nata da una discopatia».

Lei ha circa 25 anni di esperienza nel settore. Quali sono stati i passi avanti più importanti compiuti negli ultimi due decenni?
«Ritengo che le principali conquiste siano state ottenute soprattutto rispetto a interventi sempre meno invasivi e sempre più conservativi. Il nostro ospedale è già attrezzato con tecnologie decisamente all’avanguardia. Stiamo inoltre pianificando l’integrazione di ulteriori metodi chirurgici sempre più robotizzati e computerizzati».

Un altro valore aggiunto dell’Ente Ospedaliero Cantonale è la gestione interdisciplinare del paziente. Relativamente alla sua disciplina, può farci un esempio?
«I casi più complessi vengono discussi in riunioni multidisciplinari con i colleghi della neuroradiologia, gli specialisti del centro del dolore, i colleghi della riabilitazione e gli anestesisti al fine di assicurare il miglior trattamento possibile personalizzato e garantire una terapia sicura e di elevata qualità».

Che cosa la appassiona di più del suo lavoro?
«Mi piace l’innovazione continua».

Indietro
Indietro

Un palco all'opera 2023

Avanti
Avanti

Un viaggio tra Toscana e Svizzera. Nello spazio, nel tempo e attraverso i cinque sensi