Imprenditrici italiane: la solidarietà tra donne esiste. Frenano gli entusiasmi burocrazia e paura di trascurare la famiglia
L'Italia resta ancora un passo indietro. I vecchi stereotipi sembrano perdere forza, ma c'è ancora da lavorare per la parità e sono le donne in primis a dover avere più fiducia in sé stesse
di Eugenia Duccilli
A fine settembre 2022 le aziende femminili in Italia erano più di 1 milione 342 mila e rappresentavano il 22,18% dell’imprenditoria italiana. Una percentuale importante, ma ancora troppo distante da quella che mediamente si registra alla stessa data negli altri paesi facenti parte dell'UE, che si attesta intorno al 32%. Questi sono i dati elaborati e comunicati dall’Osservatorio sull’imprenditorialità femminile di Unioncamere.
Perché l’imprenditoria femminile italiana fa più fatica a decollare?
Quali sono gli strumenti che possono aiutare e quali gli ostacoli da rimuovere per la crescita della presenza delle donne nel mondo manageriale?
Parte da queste domande l’indagine svolta dall'Osservatorio Women in Business condotto da SumUp, azienda attiva a livello globale che si occupa di tecnologia finanziaria. L’indagine è stata condotta nel periodo compreso tra il 31 gennaio e il 9 febbraio 2023 coinvolgendo circa 2900 imprenditori di 4 diverse nazioni (Italia, Francia, Germania e Regno Unito), parte della base utenti di SumUp.
In termini di parità di genere in campo imprenditoriale, l'Italia risulta un po’ indietro rispetto agli altri Paesi europei (dove in ogni caso lo scenario imprenditoriale non è ancora bilanciato tra generi), e la colpa sarebbe principalmente della burocrazia. La pensa così il 56,4% delle intervistate, che a questo scoglio affiancano quello della gestione degli impegni familiari (21,9%).
Negli altri Paesi coinvolti nell’indagine – ovvero Francia, Germania e Regno Unito- le problematiche delle donne manager o aspiranti tali sono completamente diverse e sono (già) relative a un gradino più avanzato, in quanto riguardano già la gestione dell’impresa.
Per le imprenditrici in Germania una grande difficoltà -nel 41,4% dei casi- è la ricerca di personale qualificato, vista come una vera e propria sfida. In Francia, invece, sono le fasi di accesso al capitale ad affaticare il 29,2% delle interpellate.
CHE COSA MOTIVA LE DONNE AD APRIRE UN’ATTIVITÀ IN ITALIA, FRANCIA E REGNO UNITO
Secondo l’Osservatorio di SumUp, i principali fattori motivanti per le imprenditrici italiane sono il desiderio di fare impresa (20,5%) e la possibilità di essere creative (21%).
Nelle altre nazioni sono la voglia di autonomia professionale (54,5% in Francia) e di autonomia personale (work-life balance al 37,7% nel Regno Unito).
Le imprenditrici italiane hanno obiettivi molto definiti rispetto alle colleghe europee: due risultano essere le loro priorità, ovvero la ricerca dell’equilibrio tra lavoro e vita privata (47,5%) e l’espansione della propria attività nel 44,8% dei casi.
QUESTIONE DI FIDUCIA
Nello Stivale- sempre secondo la ricerca- stereotipi e pregiudizi di genere sembrano sempre meno un problema (se ne lamenta “solo” il 13,5%), ma è necessario un cambio di visione da parte delle donne imprenditrici perché abbiano maggiore fiducia in loro stesse: 4 su 10, infatti, ritengono di avere più difficoltà a far crescere un'impresa rispetto agli uomini e il 35, 7% ammette di avere paura di fallire.
Ma c’è anche una buona notizia: il 38% delle imprenditrici tende ad avere una forza lavoro composta tra il 75 e il 100% da donne. La solidarietà e la complicità fanno parte dell’universo femminile.

“C'è una grande potenzialità del femminile nel business, e in Italia è ancora in parte inespressa”, commenta Umberto Zola, Growth Marketing Lead di SumUp. “I dati ci dimostrano che bisogna lavorare su due fronti. Da un lato burocratico e legislativo, per supportare l’imprenditoria al femminile con progetti dedicati. Dall’altro, sociale: sono ancora troppe le donne che si scontrano con pregiudizi e micro-disuguaglianze. In questo senso, la tecnologia può fungere da abilitatore positivo per fare impresa, offrendo a tutti le stesse possibilità”.
A dimostrare il ruolo importante della tecnologia è anche un ulteriore dato di Unioncamere: sono 2mila le startup innovative femminili registrate a fine settembre 2022, con una crescita del 40% rispetto allo scorso biennio.