Indagine più che sottozero
La ragazza nella tormenta. La Recensione di Moreno Macchi

«Durante l’estate
giorno e notte si confondevano
a Siglufjördur,
le giornate non avevano
né inizio
né fine»
Ragnar Jónasson,
La ragazza nella tormenta (romanzo)
Feltrinelli
Questa volta lasciamoci sedurre da un’avventura in ambiente nordico e invernale, anche se l’azione si svolge a pochi giorni dalla Pasqua. Fa piuttosto freddo e le informazioni annunciano l’arrivo di un’insolita tormenta di neve, che potrebbe sorprendere i molti turisti giunti per approfittare delle piste da sci della regione … e lasciamoci stregare dalla bravura di un già più che affermato scrittore di polizieschi islandese, classe 1976.
Come succede a volte a ognuno di noi, quella notte di Giovedì Santo, l’ispettore Ari Thór Arason è in preda a preoccupazioni famigliari, a dubbi, a domande e a riflessioni che non lo lasciano dormire. La relazione con la moglie Kristín si è pericolosamente incrinata e lei ha deciso di lasciare l’Islanda per la Svezia in modo da poter continuare e terminare gli studi, portando con sé Stefnir il loro figlioletto di tre anni.
Ari si ritrova quindi di nuovo solo come quando era più giovane, in un appartamento in affitto nella cittadina di Siglufjördur, che certo non è Parigi né New York e di cui, a parte qualche chiamata il fine settimana per schiamazzi notturni e una multa ogni tanto per non rispetto delle regole della circolazione, non si può dire sia un centro della criminalità internazionale o un luogo dove la polizia sia sollecitata per risolvere fatti di sangue misteriosi o stragi eccezionali.
Fino a quella notte.
Una chiamata urgente risveglia infatti Ari dal suo torpore: un passante ha trovato una ragazza morta in mezzo alla strada principale della cittadina. Forse si è buttata del terzo piano della casa davanti alla quale è stata trovata, o forse è solo caduta. O magari potrebbe essere stata spinta? Ari, l’ambulanza, e il medico legale giungono simultaneamente sul posto e costatano con tristezza che non sussiste alcun dubbio: la giovane è proprio priva di vita.
Allora la domanda chiave prende forma e si fa viepiù insistente: incidente? suicidio? assassinio? Troppo presto per trarre conclusioni. Un cordone di sicurezza viene immediatamente teso e si attende l’arrivo della scientifica che potrà magari iniziare a formulare un embrione di ipotesi.
Per il momento, l’ispettore, con l’aiuto del suo giovane e nuovo assistente Ögmundur, grande amante del calcio che ha saputo farsi in breve tempo molti più amici di Ari in sette anni, navigano ancora in alto mare, ma sono proprio loro che dovranno affrontare e risolvere il caso.
L’inchiesta inizia immediatamente, dapprima interrogando la persona che ha scoperto il cadavere e prosegue subito con un colloquio con l’anziana coppia che occupa il primo piano della casa. Nessuno dei tre riesce a convincere completamente l’ispettore. Poi questi si reca dal pastore cittadino, il quale è tassativo: la ragazza non era il tipo da suicidio. Opinione condivisa con grande certezza anche dalla madre della giovane. Ari è sempre più perplesso e per complicare le cose, riceve una chiamata dell’ex moglie che gli comunica che lei e il figlio Stefnir hanno deciso di raggiungerlo a Siglufjördur per le festività pasquali e di passarvi qualche giorno.
Ma ecco che la chiamata di Ugla (una vecchia fiamma di Ari che attualmente lavora in una casa di riposo), mette l’ispettore sul chi vive. Si reca allora immediatamente sul luogo di lavoro della donna poi nella camera di un anziano pensionante che soffre di senilità per scoprire con estremo stupore che quest’ultimo ha scritto in modo assai visibile e ripetitivo sul muro della sua stanza: È stata uccisa.
A questo punto Ari, più che perplesso, decide di indagare ancor più alacremente sulla morte della ragazza, anche se sa che il tempo che passerà sull’inchiesta andrà a scapito di quello che potrà passare con la moglie e soprattutto col figlio e che ciò potrebbe rischiare di far sì che certi antichi dissensi con Kristín concernenti la sua professione che lo obbliga ad orari sempre incerti, si ripetano, magari in peggio.
Con capitoli brevi o brevissimi, uno stile asciutto e rapidoJónasson fa avanzare a spron battuto gli avvenimenti e l’inchiesta che si fa sempre più ricca di sorprese.
Ideale da leggere davanti al caminetto, ma visto che non è più stagione da fuocherello scoppiettante, l’ombrellone andrà benissimo. Magari Jónasson riuscirà a procurarvi un piacevole, fresco brivido!