La riforma della cassa pensione

Il sistema previdenziale svizzero è in revisione. Motivi ed evoluzioni

Buongiorno,
abbiamo letto delle novità nell’ambito della cassa pensione. Insomma, per riassumere in poche parole, tutto aumenta ma in tasca resta poco. Almeno questa è la nostra impressione. Possiamo avere qualche informazione precisa e dettagliata?
Grazie mille per la vostra risposta
Maria


Buongiorno,

l’intero sistema previdenziale svizzero è in revisione. Sfiorando solo il tema, i principali motivi che vi sono dietro alla riforma della cassa pensione sono l’aumento dell’aspettativa di vita e la diminuzione degli interessi, che non garantiscono adeguati rendimenti dell’avere di previdenza. Un altro tema è che il “vecchio” sistema previdenziale non rispecchia più la società e le carriere di lavoratrici e lavoratori.

Quando è stata pensata la previdenza professionale, rendendola obbligatoria per i lavoratori dipendenti, essa aveva l’obiettivo principale di mantenere il tenore di vita dopo il pensionamento, di concerto con la rendita di primo pilastro. Purtroppo, però l’evoluzione del tasso di interessi non regge più questa finalità.

La legge non è stata ancora definita, i rami del parlamento federale stanno dibattendo diversi aspetti.

Nella seduta parlamentare del 12 dicembre 2022, ad esempio, è stata approvata la riduzione del tasso di conversione dal 6,8% al 6%. L’aliquota di conversione, per intenderci, determina l'importo della rendita di vecchiaia dall’avere di vecchiaia accumulato.

A causa della diminuzione dei rendimenti e dell'aumento dell'aspettativa di vita, ritengono che questa aliquota debba essere ritoccata verso il ribasso. Per garantire che ciò non comporti una riduzione delle rendite, come è prevedibile abbassando il tasso di conversione, sono in esame delle misure di compensazione.

Tra le altre e varie decisioni adottate figurano anche l’abbassamento della soglia di entrata alla cassa pensione: passerà dagli attuali 21’510 franchi a 17'208 franchi. In tal modo sarebbero assicurati in una cassa pensione una fetta maggiore di lavoratori con salari modesti, e si tratta principalmente di salariate ovvero di donne.

Vi sarà una riduzione del salario di coordinamento, cioè di quella parte di salario che non viene assicurata nella previdenza professionale. Chiaramente si avrà un prelievo maggiore sul salario, ma questo sarà compensato da un avere di vecchiaia maggiore. Non è stata per ora adottata invece una età più bassa di ingresso alla previdenza professionale (25 anni attuali).

In ambito federale, ci sono stati inoltre degli studi commissionati per studiare la situazione della previdenza professionale degli indipendenti, che non è appunto obbligatoria, e si ipotizza che resterà tale, ma resta aperto uno studio per i lavoratori indipendenti con un giro di affari modesto.

Questi sono alcuni aspetti della riforma, che in realtà è ancora ampiamente in discussione in parlamento.
I parlamentari sono continuamente stimolati ed incalzati dalle parti sociali, sia per la questione della tenuta finanziaria sia per la tenuta sociale poiché una fetta di lavoratori si fa carico della cosiddetta “generazione di transizione” a proposito della quale si stanno discutendo i correttivi e le misure di compensazione da adottare.

Elisa Ferrante, Patronato Acli Lugano

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