«L’italiano è una lingua di dialogo e di pace»
Ospite d’onore di un evento diplomatico a Berna, Antonio Tajani, ministro italiano degli Esteri, ha discusso delle relazioni bilaterali fra l’Italia e la Svizzera e dato risalto al primo «Vertice dell’Italofonia» che si terrà il 19 novembre a Roma.
Di Loredana Traina 19 agosto 2025
In una mattina concitata sul fronte diplomatico, in cui non si è parlato d’altro che dell’urgenza di un vertice fra Putin e Zelensky, il ministro italiano degli Esteri Antonio Tajani ha detto una cosa che gonfia il cuore dei connazionali nel mondo: «L’italiano è una lingua di dialogo e di pace». Lo ha dichiarato stamattina a Berna, dove era ospite di Ignazio Cassis, ministro svizzero degli Esteri. Parole che gettano un ponte fra la nostra lingua e la diplomazia mondiale.
Nella capitale elvetica, verso mezzogiorno, i due ministri hanno tenuto una conferenza stampa congiunta a cui ha assistito il Corriere dell’italianità. Tajani rispondeva a una domanda su un altro tipo di «vertice», da lui stesso concepito e dedicato all’italofonia, che avrà luogo il 19 novembre a Roma, riunendo i Paesi dove si parla italiano, primo fra tutti la Svizzera. Fra gli obiettivi della Conferenza sull’italianità, c’è quello di «fare dell’italiano uno strumento di dialogo e di pace», ribadiva il ministro italiano.
Ora la dichiarazione di Tajani non è apparsa, con un’unica eccezione, in nessun altro resoconto giornalistico, motivo per cui la mettiamo in evidenza. Il punto caldo, scottante, oggi, era ben altro. Al mattino presto il presidente francese Emmanuel Macron candidava Ginevra per ospitare il summit sull’Ucraina, qualche ora dopo Cassis e Tajani applaudivano, il primo si diceva addirittura «pronto al 200%», mentre Putin proponeva Mosca e Donald Trump puntava su Budapest.
Antonio Tajani era sì ospite di Ignazio Cassis, ma soprattutto un invitato d’onore alla Conferenza delle ambasciatrici e degli ambasciatori della Svizzera. Ora fra i diplomatici presenti, un vertice fra Putin e Zelensky rimaneva più che altro «ipotetico», date le condizioni poste dal Cremlino e l’agenda altalenante della Casa Bianca. Ma l’attualità era questa, sulla quale i due ministri dovevano comunque spendere alcune parole, se non altro per rispondere alle domande dei giornalisti.
Tornando alle relazioni bilaterali fra Italia e la Confederazione, autentico motivo della presenza di Tajani a Berna, quest’ultimo ha dichiarato: «Essere qui è per me un modo per sottolineare l’eccellenza dei rapporti politici ed economici tra il governo italiano e la Svizzera e noi vogliamo avere relazioni sempre più strette ed amichevoli». Poi ha sottolineato: «In un mondo fuori asse, la nostra forte amicizia è ancora più preziosa. Il nostro confine non ci deve dividere, ma ci deve unire».
Da parte sua Cassis ha rammentato il suo strenue impegno, sin da quando era consigliere nazionale, nel ricucire le relazioni fra i due Paesi. Il ministro elvetico ricorda che l’Italia è stata percepita per lungo tempo come «un vicino distante e spesso problematico». Poi, pian pianino, negli anni è stata costruita una buona intesa. «Abbiamo voltato pagina», afferma Cassis: «Abbiamo svuotato i cassetti delle questioni pendenti».
Complice dell’«eccellente amicizia» italo-svizzera, ha proseguito il ticinese Cassis, nato italiano, è «il fattore culturale». Il ministro elvetico rappresenta, dal novembre 2017, «l’italianità al governo della Confederazione», ha sottolineato, dopo un’assenza di quasi vent’anni, cioè dalle dimissioni del ticinese Flavio Cotti nel 1999. Oggi, ha insistito Cassis, «il governo svizzero rafforza lo sguardo verso sud, verso quel Mediterraneo che continua a modellare la storia».
Nel frattempo gli scambi economici si svolgono a favore dell’Italia, le cui esportazioni in Svizzera hanno fatto registrare un nuovo record, con un balzo di oltre il 13%, nel primo semestre dell’anno. È il risultato della «Diplomazia della crescita», così si evince dal titolo di una rivista a cura dell’Ambasciata d’Italia a Berna dedicata alla Svizzera. La Confederazione elvetica «è compresa fra i Paesi prioritari extra Ue ad alto potenziale», ha sottolineato Tajani, «fra gli Stati facenti parte del piano per l’export che ho lanciato nello scorso mese di marzo».
L’Italia esporta tanto, ma investe poco. Negli ultimi anni, se il totale degli investimenti svizzeri in Italia ha superato i 26 miliardi di franchi, gli investimenti italiani nella Confederazione erano pari a 3,7 miliardi. Alla conferenza di Berna il titolare della Farnesina ha dunque presentato un opuscolo intitolato Guida agli affari in Svizzera: si rivolge agli imprenditori della Penisola che intendono investire nella Confederazione.