Luca Arista, il viaggio di un chimico romano verso le frontiere della medicina

Da Roma a Palermo per il dottorato, poi Manchester, Strasburgo, Vienna, Singapore e Città del Capo, oggi lavora in un laboratorio a Basilea.

Di Salvo Buttitta 14 marzo 2025

Dalle aule della Sapienza di Roma ai laboratori di ricerca di mezzo mondo, la storia di Luca Arista è un viaggio che intreccia passione per la scienza, determinazione e una costante sete di conoscenza. Oggi Senior Director in Chimica Medicinale presso Ridgeline Discovery a Basilea, questo brillante ricercatore romano ha trasformato la sua passione per la chimica in una carriera internazionale che lo ha portato ai vertici della ricerca farmaceutica mondiale.

«Ho iniziato il mio percorso alla Sapienza di Roma», racconta Luca, ripercorrendo le tappe di un’avventura che lo ha portato ben oltre la capitale. «Ma è stato durante il dottorato a Palermo che ho davvero iniziato a crescere scientificamente». Una crescita che non si è più fermata, portandolo attraverso alcune delle più prestigiose istituzioni di ricerca al mondo: da Manchester a Strasburgo, da Vienna a Singapore, fino a Città del Capo.

La decisione di lasciare l’Italia non è stata solo professionale: «Volevo offrire ai miei figli l’opportunità di crescere in un contesto internazionale», spiega con un sorriso che rivela l’orgoglio di una scelta coraggiosa. «Desideravo che potessero vivere esperienze diverse, imparare nuove lingue e confrontarsi con culture diverse fin da piccoli». Un desiderio che si è trasformato in realtà, portando la famiglia a vivere un’esperienza di crescita collettiva.

 
 

Oggi, dai laboratori di Basilea, Luca guida le strategie per lo sviluppo di nuove molecole terapeutiche, un ruolo di grande responsabilità raggiunto dopo esperienze in colossi farmaceutici come Novartis e GSK. «Lavorare in contesti internazionali mi ha permesso di vedere il mio settore da una prospettiva molto più ampia», riflette, «dandomi opportunità di crescita che difficilmente avrei trovato nel mio paese». Ma il legame con l’Italia rimane forte: «Mi mancano la famiglia, gli amici e il calore tipico delle persone italiane», confessa. «Quelle sensazioni uniche che si respirano nelle piccole cose quotidiane».

Il percorso internazionale di Luca non è stato privo di sfide. «Mi sono trovato a lavorare con team provenienti da diverse culture, e questo ha richiesto un grande impegno per capire nuove modalità di lavoro e comunicazione», racconta. La chiave del successo? «Ho dedicato tempo a costruire rapporti di fiducia con i colleghi e a comprendere le loro prospettive». Un approccio che gli ha permesso di crescere non solo come scienziato, ma anche come leader. «Ogni trasferimento, ogni nuovo incontro, ogni sfida superata mi ha reso più forte e più consapevole», riflette Luca. «Ho imparato che la scienza, come la vita, è un viaggio continuo di scoperta, e che le differenze culturali possono essere una fonte incredibile di arricchimento personale e professionale».

Per chi sogna di seguire le sue orme, Luca ha un consiglio prezioso: «Affrontate la sfida con mente aperta e cuore curioso. Non abbiate paura di fare il primo passo, anche se può sembrare difficile all'inizio». Un messaggio che risuona particolarmente significativo in un’epoca in cui sempre più giovani ricercatori italiani guardano oltre confine. «Ogni esperienza, anche quelle che sembrano difficili, è un’opportunità di crescita. E non dimenticate mai le vostre radici: sono la forza che vi permette di affrontare il mondo con un senso di identità solido».

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