Il senso del lavoro oggi. Il mondo chiede dignità e qualità

di Erminia Fabrizi

Non esiste solo il diritto, oltre che il dovere, di lavorare. C’è anche quello di svolgere le proprie mansioni in condizioni adeguate, nel rispetto della dignità della persona e della sua crescita professionale, culturale ed economica.

In molte parti del pianeta la giornata del Primo Maggio è stata caratterizzata da manifestazioni collettive – alcune svoltesi anche in contesti molto tesi – tutte accomunate dalla consapevolezza di situazioni non più sostenibili e dell’importanza di onorare il vero significato di questa festa globale.

La ricorrenza, infatti, fu istituita ufficialmente alla fine dell’Ottocento negli Stati Uniti, dopo anni di richieste da parte degli operai per ottenere migliori condizioni lavorative (da un tetto massimo nell’orario di attività a un salario più decorso, fino a una maggiore sicurezza in fabbrica).

Il 1° maggio 1887, nello Stato dell’Illinois, entrò in vigore una prima legge che stabiliva che la giornata lavorativa fosse pari a otto ore. L’anno precedente, a Chicago, si era tenuto un duro sciopero di tre giorni, terminato con il massacro di Haymarket e l’uccisione di 11 persone tra manifestanti e forze dell’Ordine.

In ricordo a quei tragici avvenimenti, al Congresso di Parigi del 1889, il Primo Maggio fu ufficializzato come la Festa Internazionale dei Lavoratori e progressivamente adottato da molti Paesi nel mondo.

Tornando ai giorni nostri, la giornata celebrativa del 2023 ha visto una forte mobilitazione di massa su più fronti, in certi casi non senza numerosi scontri e tensioni. A Zurigo sono scesi in piazza in 10 mila. Centinaia di migliaia di persone si sono radunate in Francia per protestare contro la riforma delle pensioni del presidente Emmanuel Macron, con i sindacati che hanno promesso di continuare a dare battaglia anche dopo la firma del testo normativo.

In Spagna si sono tenute oltre 70 adunanze per esprimere il malcontento per lavori che non garantiscono la retribuzione e la stabilità necessarie a consentire alla gente un tenore di vita adeguato, nonché di fare progetti per il futuro.

In questi giorni, a Hollywood, gli sceneggiatori sono sul piede di guerra. Stavolta, a spingerli a minacciare di fermare centinaia di produzioni cinematografiche non ci sono solo le retribuzioni giudicate troppo basse e la concorrenza delle serie tv sulle piattaforme di streaming, ma anche lʼuso dellʼintelligenza artificiale sempre più impiegata in molte fasi del processo creativo.

In Italia, il Primo Maggio 2023 ha visto al centro la manifestazione nazionale dei sindacati Cgil, Cisl e Uil dedicata, quest’anno, ai 75 anni della Costituzione tricolore, per rilanciarne principi e valori. Lo slogan scelto per l’occasione si è ispirato significativamente al primo articolo del testo costituzionale: “L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”.

L’evento si è svolto a Potenza, città simbolo della difficile situazione del Meridione, come auspicio per una sua rinascita, e si è svolto in concomitanza con il tradizionale “Concertone” in Piazza del Popolo a Roma, dove molti artisti, sul palco, hanno portato non solo le loro canzoni di successo, ma anche messaggi di impegno civile e sociale.

In tutto lo Stivale si sono tenute numerose iniziative per omaggiare la ricorrenza, in un momento in cui dagli studi di settore emerge un quadro preoccupante per la situazione occupazionale: uno scenario fatto di precarietà, stipendi non adeguati, tasse troppo alte. A febbraio 2023 il tasso di disoccupazione era dell’8%, con uno sbalzo del 14,4% nella fascia tra i 15 e i 34 anni, e un picco di quasi il 24% nel segmento più ristretto dei giovani dai 15 ai 24 anni.

Secondo un rapporto del Censis, oltre 2 milioni di giovani svolgono lavori cosiddetti “non standard” in quanto sono a termine o part-time. E sono sempre di più quelli che lasciano il Paese per trasferirsi all'estero, dove trovano lavori adeguati alla propria formazione e meglio retribuiti. Le cifre attuali parlano di più 1 milione di italiani emigrato all’estero, di cui 1 su 4 laureato e 1 su 3 tra i 25 e i 34 anni. Intanto aumentano i pensionati, che sfiorano i 15 milioni e che probabilmente, nel 2040, supereranno i 17 milioni.  

In primo piano, poi, c’è anche il problema della mancata sicurezza sul posto di lavoro. Il periodico dell’Istituto nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro (Inail), curato dalla Consulenza Statistico Attuariale (Csa) e uscito di recente, ha approfondito i dati provvisori dell’ultimo anno, frutto delle rilevazioni mensili delle denunce presentate allo stesso ente.

Ebbene, alla data del 31 dicembre 2022, gli infortuni denunciati lo scorso anno sono stati 697.773, in aumento del 25,7% rispetto al 2021, del 25,9% rispetto al 2020 e dell’8,7% rispetto al 2019. A livello nazionale i risultati hanno evidenziato un incremento rispetto al 2021 sia dei casi avvenuti in occasione di lavoro (+28,0%) sia di quelli in itinere, occorsi cioè nel tragitto di andata e ritorno tra l’abitazione e il posto di lavoro (+11,9%). Sanità e trasporti sono i settori più colpiti.

È un triste capitolo anche quello delle cosiddette “morti bianche”, provocate soprattutto dall’assenza di controlli nelle fabbriche, nei cantieri e in tanti stabilimenti e aziende, e da necessità e ritmi produttivi sempre più incalzanti. Dopo il 2022 che ha fatto registrare oltre 1000 casi, il 2023 è iniziato già in modo preoccupante, con sette decessi nei primi tre giorni lavorativi del nuovo anno. Sia per gli infortuni sul lavoro, sia per le morti bianche ha inciso anche l’ultima coda dell’effetto Covid, ma solo parzialmente.

Infine, fanno riflettere le patologie professionali, correlate alla mansione svolta e al contesto in cui si opera: nel 2022 sono state presentate quasi 61 mila denunce. Tra esse, circa 39 mila riguardano l’apparato osseo e quello muscolare. Seguono poi, a distanza, le malattie del sistema nervoso, con oltre 7 mila denunce, e, successivamente, sindromi del tunnel carpale, disturbi dell’orecchio (ipoacusie), forme tumorali e malattie del sistema respiratorio (con l’amianto come causa principale).

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