Marsiglia: il fascino senza tempo della porta del Mediterraneo

Capoluogo della regione Provenza-Alpi-Costa Azzurra, seconda città francese e soprattutto la più antica. Marsiglia rimane, nonostante o forse proprio per le sue contraddizioni, un polo d’attrazione al di là delle mode. Noi ci siamo tornati quest’anno e l’abbiamo trovata più interessante che mai.

Di Antonella Montesi 26 settembre 2025

Il quartiere Le Panier. © Charlotte Julie 2025

 

Non tutti possono vantare una storia millenaria e l’essere la più antica città di Francia. Marsiglia invece sì. Fondata da marinai greci, i Focesi, originari della città di Focea, a nord di Smirne, nell’attuale Turchia. Un’origine di cui la città ancora ne va fiera, ed infatti in Francia è conosciuta come la cité phocéenne. Poi chiamata Massalia, da cui deriva l’attuale nome di Marsiglia. Da sempre porto e porta del Mediterraneo, crocevia di culture, popoli, tradizioni. Melting pot sempre più ricco e variegato, ha una vitalità che si assapora da subito, dalle prime battute vissute in questa città mai scontata.

Già dall’aereo lo spettacolo è sorprendente: si sorvolano le meravigliose saline rosa, le saline de Giraud e le bocche del Rodano. Un breve tragitto in bus e la città ti accoglie in tutta la sua vitalità. Noi arriviamo al Porto Vecchio e soggiorniamo al Life Hotel, camera con vista mozzafiato direttamente sul porto, praticamente partecipi della vita di questo luogo vivacissimo senza neanche uscire dalla camera.

Sotto di noi l’Ombrière di Norman Forster: la struttura ombreggiante e speculante costruita nel 2013 dall’architetto di fama internazionale, in occasione della nomina di Marsiglia a capitale europea della cultura. Inevitabili i selfie sotto questo specchio rovesciato, decorato da innumerevoli girasoli “piantati” nello specchio, un richiamo alla mediterraneità emblematica della città. L’Ombrière è luogo di incontro e di scambio: artisti di strada che si esibiscono, suonano, ballano, bambini che corrono e giocano, turisti che si raccolgono per poi disperdersi nelle varie destinazioni della città. Da qui partono anche traghetti per le vicine destinazioni: L’Estaque – di cui parleremo più avanti - , le Calanques, le famose insenature con sabbia bianca e costeggiate da massicci calcarei.

Il Porto Vecchio costeggia la via Canebière, oggi arteria urbana vivace e pullulante di negozi, un tempo la via dei “canapai” – questo significa il nome – e l’antico quartiere Le Panier, il più vecchio della città.

 

Il Porto Vecchio di Marsiglia. © Charlotte Julie 2025

 

La trilogia del noir mediterraneo di Jean-Claude Izzo

Il nostro giro inizia proprio da qui, da Le Panier. Caratterizzato da viuzze strette ed innumerevoli negozi di artigianato, è un luogo amato non solo dai turisti, ma anche da molti giovani che si ritrovano nei suoi bar e nei suoi locali. Il quartiere è stato oggetto di un’importante rivalutazione, gli edifici sono stati ristrutturati e su molte facciate è comparsa la street art. Addentrandoci per le vie e le piazze che si aprono d’improvviso sembra di entrare nei libri di Jean-Claude Izzo, lo scrittore marsigliese figlio di immigrati italiani, che proprio ne Le Panier ha ambientato la trilogia uscita negli anni Novanta Casino totale, Chourmo e Solea. I tre libri, che inaugurano il filone del noir mediterraneo, descrivono il fascino di Marsiglia, che, come tutte le città portuali, godono di un fascino tutto loro e le loro sorti, in un modo o nell'altro, sono sempre legate ai traffici che brulicano intorno ai moli, frequentati da genti di ogni sorta, affaccendate in traffici di ogni tipo, leciti e meno leciti e fanno di Marsiglia una città di mare sospesa tra bellezza e violenza.

“Marsiglia non è una città per turisti. Non c’è niente da vedere. La sua bellezza non si fotografa. Si condivide. Qui bisogna schierarsi”. In questa citazione di Jean-Claude Izzo, c'è tutto l'amore e la passione dello scrittore per la città francese, seconda metropoli del paese e base operativa della mafia locale, che negli anni 70 qui raffinava fino all'80% della droga inviata negli Stati Uniti.

 

MUCEM, Museo della Civiltà d’Europa e del Mediterraneo. © DR.

 

Il MUCEM, il Museo dedicato al Mediterraneo

Dirigendosi verso il mare, si arriva al MUCEM, il Museo della Civiltà d’Europa e del Mediterraneo, uno spazio espositivo di oltre 45.000 mq, progettato da Rudy Ricciotti e Roland Carta ed inaugurato nel 2013, anno che ha visto Marsiglia capitale europea della cultura.

Si tratta del primo grande museo francese interamente dedicato alla cultura del bacino del Mediterraneo, dove ogni esposizione propone approfondimenti di antropologia, storia, archeologia ed arte contemporanea. Una passerella collega il MUCEM direttamente a Le Panier, rendendolo così non solo un luogo di visita, ma uno spazio aperto, vissuto soprattutto dai marsigliesi come un momento d’incontro e di passaggio.

Per il pranzo ci rechiamo dall’altro lato del Porto Vecchio e per un lunch veloce e sfizioso ci fermiamo nella Maison des Nines. Pubblico urbano, piatti gustosi e nel retro una boutique.

Nel pomeriggio ci imbarchiamo per un giro a L’Estaque, il pittoresco paesino dove già Cézanne venne a scoprire la luce ed i colori del Sud e che ancora oggi offre uno stile di vita rilassato e fuori del tempo. Il viaggio in barca offre una panoramica d’insieme sulla città, ci lasciamo dietro di noi il MUCEM, lungo le cui mura molti pescano o fanno il bagno, e scorgiamo in lontananza la Basilica di Notre-Dame-de-la-Garde, posta nel punto più alto della città: essa è molto più di una semplice chiesa, è il vero simbolo di Marsiglia. Affettuosamente soprannominata "la Buona Madre" dalla gente del posto, questa basilica colpisce per la sua maestosità e la sua ricca storia. Per i marsigliesi è anche luogo di pellegrinaggio, infatti nell’ultima domenica di settembre ha luogo una processione. Per i turisti è meta molto ambita per la vista mozzafiato che offre su Marsiglia e i suoi dintorni.

 

La Bouillabaisse. © Antonella Montesi 2025

 

La regina di Marsiglia: Madame la Bouillabaisse

La cena a Marsiglia si consuma lungo il Porto Vecchio ed in uno dei locali più iconici della città: il ristorante Le Miramar. Un fascino immutato nel tempo, camerieri affabili, vista sul passeggio serale lungo il porto e soprattutto lei, la regina di tutte le pietanze marsigliesi: la bouillabaisse. Qui al Miramar la bouillabaisse è una cosa estremamente seria. Essì, perché qui non si tratta di farla bene o buona, qui siamo in uno dei ristoranti ufficialmente “Membro fondatore della Carta della Bouillabaisse”. Cosa significa tutto ciò? Semplice, come sanno fare solo i francesi e da tempi non sospetti, hanno tutelato ricetta, ingredienti ed esecuzione di quella che chiamarla zuppa di pesce a questo punto diventa riduttivo, perché si tratta di un vero e proprio bene culturale.

Il Miramar fa le cose davvero per bene: sul sito presenta lo chef, Christian Buffa, marsigliese doc d’origine italiana e corsa, e poi ci spiega dettagliatamente cos’è la bouillabaisse e come va eseguita, con un rituale ben definito che rasenta la sacralità. Questo piatto che nasce come piatto di pescatori, nella sua esecuzione odierna ha regole ben precise. Innanzitutto viene servita su due piatti, uno per il pesce ed uno per il brodo. Ma la regola obbligatoria ed imprescindibile è un’altra: il pesce va sfilettato davanti all’ospite. Per cui il cameriere vi porta questa composizione fatta di verdure – tra tutte dominano le patate colorate dallo zafferano – con il pesce intero a mò di scultura e poi, dove aver raccolto le inevitabili parole di ammirazione ed apprezzamento, mentre voi cominciate a gustare il brodo con i vari crostini che nel frattempo vi ha servito, si dedica con grande maestria e palese soddisfazione a sfilettare il pesce che poi vi porterà insieme alle verdure.

 

La tapenade dello chef Noël Baudrand. © Antonella Montesi 2025

 

La tapenade, tra tradizione e riscoperta

Ma la gastronomia marsigliese non si ferma alla tradizione. Nell’animata via Canebière, in un palazzo maestoso dove si trova anche l’albergo Mercure Canebière, troviamo Le Capucin, una brasserie dalla forte impronta innovativa. L’ambiente è fresco e stiloso, il personale giovane e disinvolto, vi fa sentire subito a casa.

La cucina è sublime. Lo chef Noël Baudrand, riservato e concentrato come tutti i veri professionisti del settore, ha puntato su una cucina locale e fresca, dove tutto viene fatto in casa, tenendo conto del territorio e della stagionalità.

Pezzo forte del menù è un antipasto: l’uovo biologico alla tapenade originale, “dallo chef Meynier a Noël Baudrand”. Dove la protagonista del piatto è lei, la tapenade, nata nel 1880 proprio in questo locale per mano dello chef Meynier.

Conosciuta oggi come una delle prelibatezze de Sud della Francia, questo pâte di olive nere, combinato con capperi, a volte acciughe, ed olio d’oliva, e di cui ogni famiglia o ristorante pensa di detenere la vera ricetta, in realtà è stata creata nella Brasserie Le Capucin dallo chef Meynier, che, secondo le ricerche dell’attuale chef Noël Baudrand, vi aggiungeva anche mostarda inglese e cognac. Ma Baudrand, oggi, ricrea la ricetta originale partendo dalla constatazione che la vera tapenade, quella nata nel 1880, non ha davvero nulla a che vedere con la purea del 2023.

E da qui inizia una ricerca fatta di studi su documenti, testi, aneddoti su questa antica ricetta. Baudrand viene contattato anche dal giornalista marsigliese Pierre Psaltis, che gli rivela che la prima tapenade è nata proprio in questo locale.

Prende quindi il via la sperimentazione per ricreare quel gusto originale, fatta di analisi, prove, capire perché lo chef Meynier nel 1880 usò proprio il cognac e non un altro liquore francese. La risposta è semplice: il pastis non esisteva ancora e l’assenzio aveva una cattiva reputazione. Dopo vari tentativi, al quarto assaggio, lo chef Baudrand aggiunge del pastis, donando così alla ricetta un’esplosione e una freschezza in bocca, guadagnando in equilibrio. “Oggi servo una tapenade conforme alla ricetta del 1880, ma aggiornata dalla Storia. Penso che, se il pastis fosse allora esistito, Meynier l’avrebbe sicuramente utilizzato”, così lo chef Baudrand.

E dopo questa immersione nella storia gastronomica, ci rigettiamo nella vitalità e nei colori di questa città davvero senza tempo, che ha fatto del multiculturalismo il suo punto di forza, favorendo la convivenza di stimoli sempre nuovi e diversi tra loro.

Per approfondimenti:

https://www.marseille-tourisme.com

https://www.lifehotels.fr/en/marseille

https://www.mucem.org

instagram.com/maisondesnines

https://lemiramar.fr

https://www.brasserielecapucin.com

 
Corriere dell’italianità


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