Aix-en-Provence, città poliedrica, l’omaggio a Cézanne con una mostra memorabile

Città iconica della regione Provenza-Alpi-Costa Azzurra, Aix-en-Provence ha tutto quello che serve per una vacanza esperienziale: cibo, cultura e una grande, inenarrabile “joie de vivre” o, per dirla meglio, la dolce vita alla francese. E, quest’anno, la mostra internazionale Cézanne 2025.

Di Antonella Montesi 26 settembre 2025

Paul Cézanne, «Maison et ferme du Jas de Bouffan», 1885-1887 Huile sur toile, 60,8 x 73,8 cm.

 

Provincia romana e città universitaria, un tempo roccaforte dei Pieds-noirs, i francesi d’Algeria, meta privilegiata di tanti artisti e quest’anno sede della mostra-evento Cézanne 2025, “il padre di tutti noi”, come lo definiva Picasso. Una mostra unica nel suo genere, che fornisce l’occasione di ripercorrere la storia di queste incredibili opere.

Città dalla storia ricca e densa situata in una delle più importanti province dell’antica Roma, da qui il nome Provenza; prima città romana sul territorio gallico, Colonia Aquae Sextiae Salluviorum, dal quale deriva l’attuale nome di Aix. Città importante della Gallia Narbonense dove, già dal 15 a.C. gli abitanti acquistarono il diritto di diventare cittadini romani.

Oggi, su una popolazione di quasi 150mila abitanti, con circa 40mila sono studenti, Aix-en-Provence vanta infatti una delle università più prestigiose del paese, fondata nel XV secolo. La città raggiunse il massimo dello splendore e dello sviluppo sotto il regno del “Bon René”, Renato d’Angiò, detto il Buono (1409-1480), che ne farà uno dei maggiori centri economici e culturali, fungendo anche da mecenate per molti artisti che da allora sceglieranno la città per risiedervi e lavorarvi.

Aix vedrà un periodo di declino alla morte di questo sovrano illuminato ma, con uno sviluppo che si protrarrà nel corso dei secoli seguenti, vivrà un vero e proprio boom demografico negli anni Sessanta del secolo scorso, quando, come altre città del Sud della Francia, diventerà meta del grande esodo dei francesi fuoriusciti dall’Algeria a seguito della guerra d’indipendenza, i cosiddetti Pieds-noirs. L’arrivo di questi, insieme a quello costante di studenti, porteranno ad un rapido sviluppo della città e dell’agglomerazione, l’Università si arricchirà di settori high-tech che contribuiranno a farne un polo d’attrazione per molti studenti e addetti ai lavori.

 

L’Hôtel de Caumont à Aix-en-Provence. © DR.

 

La bellezza senza tempo degli hôtel particulier: L’Hôtel de Caumont

Aix-en-Provence è davvero tante cose: un centro storico bellissimo, in particolare il quartiere Mazarin, costruito nel 1600 dall’omonimo vescovo, e pensato per la nobiltà cittadina. La luce riflessa sulle facciate di pietra arenaria, gli hôtel particulier, le fontane, perché Aix è la città delle acque, pensiamo all’origine del nome latino.

Tra gli hôtel particulier primeggia l’Hôtel de Caumont. Costruito nel Settecento come residenza cittadina di una famiglia nobile - questo erano gli hôtel particulier - una targa apposta all’entrata ricorda ancora che: “In Provenza si prese la sua figlia più bella, il suo palazzo più bello e la ricchezza più grande”. Perché il palazzo passò di mano con il matrimonio di Pauline de Bruny, andata in sposa al marchese di Caumont. Oggi è uno degli spazi storico-culturali più interessanti della città. È ufficialmente un centro artistico ed attualmente ospita una mostra dedicata al “Bestiario magico” di Niki de Saint Phalle.

Di grande bellezza sono i saloni storici al pianoterra che un recente ed imponente lavoro di restauro ha restituito allo splendore originario. La bella Pauline de Bruny, ormai diventata de Caumont, segue la moda dettata da dame famose del suo tempo, la regina Maria Antonietta, Madame Pompadour e di altre donne dal gusto raffinato, amanti dei toni rosa, giallo Parma, celeste ed altri colori freschi e gioiosi, e fa decorare il palazzo di Caumont con quelle stesse tonalità che, partendo dall’influenza di Versailles, decoravano i saloni del Secolo dei Lumi.

Oggi in questi saloni ricreati nel più fedele stile dell’epoca alberga un ristorante, ambitissimo e frequentatissimo. Ogni stanza ha un colore di quelli elencati sopra, gli stucchi sono stati ricreati, i camini rimessi al loro posto, i lampadari pendono dal soffitto altissimo, le tappezzerie sono di seta, le poltroncine in damascato: desinare come una dama “axoise” del Settecento, questo è quello che si può fare all’Hotel de Caumont.

 

Jas de Bouffan, la casa di campagna acquistata dal padre di Cézanne. © Charlotte Julie 2025

 

“Cézanne 2025”: la riapertura della straordinaria Jas de Bouffan, la casa di campagna di famiglia

Ma quest’anno Aix-en-Provence è soprattutto un evento culturale di portata internazionale: Cézanne 2025. La mostra dedicata ad uno dei suoi figli più famosi, ora celebrato con un evento articolato: la mostra al Museo Granet, che raccoglie 130 opere sparse nelle collezioni private di tutto il mondo, per lo più statunitensi; la riapertura della casa di campagna della famiglia Cézanne, la Bastide Jas de Bouffan e la visita dell’ultimo studio dell’artista, l’atelier des Lauves.

L’evento celebra innanzitutto i luoghi della vita e della creazione di Cézanne. Grande richiamo è dato dalla riapertura di Jas de Bouffan, la casa di campagna acquistata dal padre, ricco fabbricante di cappelli divenuto poi banchiere. La dimora allora aveva 14 ettari di terreno, oggi ne sono rimasti circa quattro. C’è ancora il viale di platani secolari che Cézanne vedeva dal suo studio, ricavato nel sottotetto della casa, provvisto di una grande finestra panoramica che dava proprio sul viale. Grigie per non disturbare i colori delle opere, le mura, come anche quelle dell’altro atelier des Lauves, che l’artista acquisterà quando, alla morte del padre, i fratelli decideranno di vendere Jas de Bouffan, dove aveva dipinto per quarant’anni.

La vita di Cézanne è fortemente intrecciata a quella della città di Aix e del suo territorio. Andrà a Parigi per seguire quella vocazione artistica che il padre, figura importante, all’inizio non vorrà assecondare, costringendo il figlio ad intraprendere studi di Giurisprudenza. Cézanne vivrà per anni in bilico tra la propria vocazione e il dovere verso il genitore che per anni gli pagherà un vitalizio.

Al padre terrà nascosta per quattordici anni la famiglia che nel frattempo si era creato: Hortense, la paziente modella di tanti suoi ritratti, ed il figlio Paul. Li farà vivere in una casa del centro di Aix, o li porterà all’Estaques, paesino di pescatori di fronte a Marsiglia, dove si era trasferito alla ricerca della luce, mentre lui continuerà a frequentare la casa paterna e a far finta di niente per paura di perdere quello stipendio che gli permetteva di vivere. Il padre scoprirà per caso l’esistenza della compagna e del nipotino e vorrà conoscerli.

La montagna Sainte-Victoire: la sfida di una vita

Il territorio di Aix è fortemente impregnato della presenza di Cézanne. Prima su tutte la montagna Sainte-Victoire, resa celebre dagli ottantasette dipinti dell’artista, una vera sfida durante tutta la sua carriera. Cézanne, per un periodo si trasferì in un paesino, Le Tholonet, ai piedi della montagna per meglio dipingerla.

Nel lato opposto della montagna, rispetto a quello da dove la dipingeva Cézanne, a Vauvenargues, Picasso negli anni Sessanta comprerà un castello. Famosa la battuta che si tramanda al riguardo: “Picasso: ho comperato la montagna Sainte-Victoire. Quale? Gli chiedono. Picasso: l’originale”. Grande il rispetto di Picasso per Cézanne, che definiva “il padre di tutti noi”. Infatti, non dipinse mai la Sainte-Victoire, non volle confrontarsi con un soggetto che per Cézanne è stato invece una grande palestra e che documenta al meglio il suo percorso artistico. La dipinge da lontano, da vicino, poi torna a riallontanarsi nella prospettiva, ne varia i colori, dal bianco iniziale ai toni scuri. La declina da differenti prospettive e con impieghi diversi della luce e del colore, più che un soggetto, per il pittore la Sainte-Victoire finisce per diventare un personaggio, se non addirittura una musa ispiratrice, rendendola universalmente riconoscibile.

Cave di Bibemus. © DR

Le cave di Bibemus: immergersi dentro un quadro di Cézanne

Come riconoscibili sono altri luoghi iconici della Provenza, diventati atelier a cielo aperto di Cézanne. Impressionanti per forza evocativa sono le cave di Bibemus. A cinquant’anni passati, l’artista cerca pace ed ispirazione in queste cave abbandonate, dove le pietre ocra sono immerse in una foresta di pini verde e sovrastate dal cielo azzurro della Provenza: insomma, la tavolozza di Cézanne: ocra, verde, azzurro (che si fondono sempre più).

I quadri realizzati alle cave di Bibemus apriranno la strada al Cubismo. Le pennellate frammenteranno sempre più l’immagine delle pietre ocra. Cézanne, come sempre votato pienamente alla sua vocazione, affitterà una casetta vicino alle cave e da qui, ogni giorno, si recherà a dipingerle, in tutto realizzerà undici tele ad olio e sedici acquerelli.

Da ultimo l’atelier des Lauves. Lo studio che si organizzerà una volta venduta la casa di campagna, Jas de Bouffan. A Lauves, Cézanne lavorerà gli ultimi quattro anni della sua vita. Uno studio grande, spartano, pareti grigie, grande finestra per catturare la luce, oggetti e suppellettili originali raffigurati nei quadri, la brocca verde, la teiera bianca e celeste, il piatto di frutta, la fessura nella parete per far uscire i quadri di grandi dimensioni, Cézanne è ormai famoso e richiesto.

Noi abbiamo avuto la fortuna e la gioia di visitare tutti questi luoghi. Un vero e proprio percorso sulle orme di Cézanne. Ammirare quadri oggi dispersi in tutto il mondo, alcuni recuperati dopo vicende drammatiche, come la montagna Sainte-Victoire del Kunstmuseum di Berna: andata smarrita per oltre sessant’anni e ricomparsa nel 2014 dalla famigerata collezione Gurlitt: il cosiddetto “Tesoro Gurlitt” insieme di circa 1.500 opere d'arte, tra cui dipinti di artisti famosi come Picasso e Matisse, che furono scoperti nel 2012 in possesso di Cornelius Gurlitt, figlio del mercante d'arte Hildebrand Gurlitt, vicino al regime nazista.

Immergersi nell’atmosfera familiare di Jas de Bouffan, vero luogo di vita di tutta la famiglia Cézanne e degli amici più stretti, tra cui Èmile Zòla, anche lui originario di Aix, grande amico di Paul Cézanne e che tanta parte avrà nella carriera del pittore, portandolo con sé a Parigi ed introducendolo ai circoli intellettuali ed artistici della capitale.

E poi le cave di Bibemus, dove camminando tra questo territorio ormai tutelato dal Comune di Aix per preservalo, ci si sente come dentro un’opera del pittore provenzale, ci si immagina come si sentisse tra l’odore dei pini e la luce riflessa sulla pietra ocra. E per chi volesse fare un’esperienza immersiva, si può rivolgere a David Campbell, un artista canadese che da oltre quarant’anni vive in una casetta in mezzo alle cave, dove scolpisce e offre corsi.

Per osservare la montagna Sainte-Victoire abbiamo avuto un luogo privilegiato. La bellissima struttura Les Lodges, un hotel & Spa con ristorante a vista sulla montagna.

Tante le scoperte da fare ad Aix-en-Provence e nel suo territorio, ma quest’anno, l’evento davvero da non perdere è questa mostra immersiva, Cézanne 2025, frutto di un grande impegno da parte dell’Ufficio del Turismo di Aix, che ha siglato un accordo con il pronipote dell’artista, Philippe Cézanne, per la commercializzazione del brand Paul Cèzanne e la vendita di prodotti nei luoghi della mostra, museo Granet, Jas de Bouffan e atelier des Lauves.

In qualche modo la città di Aix recupera anche una “colpa” storica nei confronti di questo artista diventato famosissimo: Henri Pontier, uno dei conservatori del Museo Granet, aveva detto: “Finché vivo, qui non entrerà nessun quadro di Cézanne”. Frase che aveva choccato il figlio dell’artista, Paul Cézanne, che in effetti si rivolse ad altri mercati, soprattutto a quello statunitense e questo spiega la grande presenza di opere dell’artista nelle collezioni e nei musei d’oltre oceano.

 

Salon d'Automne, 1904. Ambroise Vollard, Salle Cézanne. © DR.

 

L’incredibile storia dei quadri di Cézanne: tra morti improvvise e scoperte nei caveaux delle banche

Da ultimo va ricordato come la fortuna di Cézanne ancora in vita, sia dovuta al gallerista Ambroise Vollard, organizzatore di una grande mostra nei suoi locali nel 1895, alla quale accorsero tutti i suoi amici impressionisti. Da qui inizia l’acquisto da parte di estimatori stranieri e di qualche francese.

Anche la collezione Vollard subisce una sorte drammatica. Il gallerista muore nel 1939, improvvisamente, in un incidente d’auto: La collezione che comprende, Cézanne, ma anche Matisse, Picasso e tanti altri ancora e che non è neanche catalogata del tutto, si disperde. Una parte finisce nei Balcani, perché l’allora segretario ed amante di Vollard, Erich Chlomovitch, un giovane ebreo jugoslavo, ne eredita una parte e la invia in Jugoslavia. Chomovitsch morirà a sua volta appena trentenne in un lager nazista, insieme al padre ed ai fratelli.

L’unica a salvarsi e a sapere dei quadri ancora in giro è la madre, Roza Herzler, che si mette in moto per recuperarli, per tutto il tempo erano stati nascosti in una fattoria. Roza inizia, quindi una trattativa con il governo di Belgrado per cedere una parte delle opere al museo della città in cambio di un alloggio ed un vitalizio. Ma la collezione ha davvero un destino maledetto: di ritorno dal viaggio, Roza che ormai ha rivelato il nascondiglio dei quadri, ha un incidente, la sua macchina finisce sotto un treno e muore senza aver firmato l’accordo.

La vicenda vedrà un ulteriore colpo di scena nel 1977, quando una banca parigina trova una valigia nel suo caveau, la apre e vi trova una serie di opere, tra cui Cèzanne, Renoir, Degas. Gli appetiti vengono risvegliati, gli eredi di Roza Herzler, nel frattempo trasferitisi in Israele, i discendenti di Vollard e lo stesso Stato jugoslavo reclamo le opere. Il tutto passerà per un’interminabile serie di istanze giudiziarie finché a fine anni Novanta verrà designato legatario principale un lontano parente di Vollard e agli eredi Herzler andranno solo le opere espressamente dedicate a Chlomovitch. La questione è tutt’ora aperta tra il Museo di Belgrado e gli eredi Herzler che reclamano anche le opere lì depositate.

Per approfondimenti:

https://www.aixenprovencetourism.com

https://www.museegranet-aixenprovence.fr

https://cezanne2025.com

https://www.caumont-centredart.com

https://www.leslodgessaintevictoire.com

 
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