«Entrare in contatto con la popolazione per sensibilizzarla alla donazione di organi»
Il Team donazione organi e tessuti dell’Ente Ospedaliero Cantonale (EOC) sarà presente alla StraLugano, il 27 e 28 settembre, la più grande manifestazione sportiva del Ticino, «per informare sull’importanza di una scelta consapevole», spiega il Prof. Dr. Med. Paolo Merlani, responsabile medico del Team
Di Fabio Lo Verso 1 settembre 2025
Team di coordinamento locale donazione organi e tessuti dell’Ente Ospedaliero Cantonale (EOC). Da sinistra: Valentina Silvagni, coordinatrice donazione organi e tessuti; Chiara Battaglia, coordinatrice donazione organi e tessuti; Valentina Rinaldi, coordinatrice donazione organi e tessuti; Paolo Merlani, responsabile medico del team; Dénise Ballarini, coordinatrice donazione organi e tessuti; Giuseppina Bordoli, coordinatrice donazione organi e tessuti; Susanna Brilli, capogruppo infermieristico. Foto © Ente Ospedaliero Cantonale, 2025.
«Io ho fatto la mia scelta, e tu?». Stampata su una maglietta azzurra, la domanda si rivolge a tutti coloro che non hanno ancora riflettuto sulla questione della donazione. Fra i tanti che la indosseranno, saranno probabilmente più di cento corridori quest’anno, vi sarà anche il Prof. Dr. Med. Paolo Merlani, direttore sanitario dell’Ospedale Regionale di Lugano, e responsabile medico della donazione di organi e tessuti in Ticino. Maglietta promozionale, scarpe e pantaloncini da corsa, parteciperà anche lui quest’anno alla StraLugano, l’amatissimo evento sportivo più frequentato della città, che avrà luogo il 27 e 28 settembre, le cui iscrizioni viaggiano già a gonfie vele. «Con l’obiettivo», dichiara, «di sensibilizzare la popolazione alla donazione di organi».
Nella precedente edizione, a fine settembre 2024, «grazie al nostro stand in Piazza della Riforma abbiamo avuto la possibilità di coinvolgere il pubblico in questa importante riflessione», rammenta Paolo Merlani: «La disponibilità di un donatore o di una donatrice è una scelta che salva vite umane, riguarda ciascuno di noi».
Con oltre 5.800 podisti «da tutto il mondo», sottolineano gli organizzatori, fra cui una nutrita rappresentanza del personale medico e infermieristico dell’Ente Ospedaliero Cantonale, la corsa cittadina è un appuntamento «da non mancare», sottolinea il Prof. Merlani, se si intende promuovere efficacemente la riflessione su un eventuale dono di organi dopo una morte cerebrale: «Un obiettivo che si raggiunge solo se si va incontro alla popolazione».
«Il fatto di essere presenti per due giorni nella piazza principale di Lugano ci permette di raggiungere tante persone, giovani, ma anche anziani che spesso pensano a torto di non poter donare i propri organi», spiega Chiara Battaglia. L’infermiera è membro del Team di coordinamento locale donazione organi e tessuti, di cui è responsabile Paolo Merlani. «Chiunque può divenire un donatore, anche fino a 90 anni, e malattie o interventi precedenti spesso non sono una controindicazione, a condizione che gli organi e i tessuti siano sufficientemente funzionanti», prosegue Chiara Battaglia: «Ma la decisione finale viene presa dal team medico, solo dopo approfondite indagini e dopo che la famiglia ha dato il consenso».
Nel team diretto da Paolo Merlani, «i processi donativi avvengono con la massima cura e nel rispetto di chi dona e dei suoi famigliari», dichiara l’infermiera Giuseppina Bordoli. «Essere accanto alla popolazione è un modo per far capire, grazie al contatto e alla discussione diretta, l’importanza che viene data alla famiglia nella presa a carico durante il processo della donazione». In Ticino il tasso di accettazione alla donazione di organi di pazienti deceduti in morte cerebrale «è il più alto in Svizzera», evidenzia Giuseppina Bordoli, un risultato da attribuire anche in parte al lavoro in prima linea del team dell’EOC: «Occorre svolgere con costanza un’attività volta ad aumentare la consapevolezza, l’attenzione e la comprensione del pubblico», afferma l’infermiera.
«La sensibilizzazione punta in primo luogo a suscitare delle domande e riflessioni da parte delle persone», aggiunge Chiara Battaglia: «Il tema fondamentale è l’espressione della propria volontà, la condivisione con i propri famigliari, in modo da ’alleggerire’ le decisioni da prendere dopo il decesso del proprio caro». Domande e riflessioni che riguardano anche il tema della donazione «da vivente», consentita in Svizzera per il trapianto di reni e parti di fegato.
«I reni sono l’organo più spesso espiantato», spiega Paolo Merlani, «ed è anche il più richiesto, non solo per salvare una vita, ma anche per evitare a un proprio caro di dovere subire una dialisi tre volte a settimana, per tre o quattro ore di fila, con il rischio di insorgenza di malattie cardiovascolari, ed altre conseguenze». In media nel Paese ci sono circa 900 pazienti in lista di attesa, «ognuno aspetta in media tre anni per ricevere un rene». La problematica riguarda anche i cosiddetti «tessuti», pelle, cartilagini, tendini, legamenti e cornee. Per le cornee in particolare, l’obiettivo in Ticino è raggiungere la donazione di 50 paia all’anno, ovvero 100 cornee.
Alle famiglie dei donatori deceduti, il Team di coordinamento locale donazione organi e tessuti dedica ogni quattro anni una giornata speciale. La prossima si terrà nel maggio del 2026, «ma si comincia a lavorare già da oggi», dice Chiara Battaglia. «L’anno prossimo avverrà il terzo incontro, dopo quelli del 2018 e 2022, e come le volte precedenti sarà sicuramente un evento carico di contenuti, ma anche di emozioni», aggiunge Giuseppina Bordoli. «La commozione è tale che l’anno scorso sono rimasto zitto per un buon minuto durante il mio discorso, non riuscivo più a parlare», racconta Paolo Merlani.
«Incontrare le famiglie, le persone che hanno perso i propri cari, e incontrarle di nuovo dopo quattro anni, serve sì a ringraziarle, a condividere la memoria dei defunti, ma anche a sensibilizzare il mondo politico e sanitario che partecipa all’evento, in particolare i professionisti della salute», sottolinea il chirurgo: «Un sistema donativo può funzionare solo se tutti ci credono».