«L’EOC svolge un’importante attività di ricerca sulle malattie della tiroide»

Nel servizio di endocrinologia, l’aumento delle richieste di consulto è «vertiginoso», spiega il primario Pierpaolo Trimboli. L’Ente Ospedaliero Cantonale è capofila di un network che punta a un’organizzazione più fluida nella presa a carico dei pazienti.

Di Fabio Lo Verso 2 luglio 2025

 

Ipotiroidismo, ipertiroidismo, noduli, gozzo: sono alcune delle malattie della tiroide più comuni, parole entrate a far parte della nostra quotidianità. La piccola ghiandola a forma di farfalla situata nella parte anteriore del collo, davanti alla trachea, rimane però un grande mistero quando è colpita da un tumore, perché non dà alcun sintomo.

«Nella grandissima maggioranza dei casi», dichiara Pierpaolo Trimboli, primario di endocrinologia all’Ente Ospedaliero Cantonale del Ticino, «la diagnosi viene fatta quasi per caso». Classico esempio: una donna over 50 in menopausa consulta il suo dottore che decide un esame endocrinologico, viene scoperto un nodulo, e con la biopsia un carcinoma alla tiroide.

Il Prof. Dr. Med. Pierpaolo Trimboli, approdato nel 2014 all’EOC dal Policlinico Umberto I di Roma, è un fiume in piena quando si discute di endocrinologia. Fra i massimi esperti al mondo, oggi è primario «di un servizio che non esisteva come tale fino a 5 anni fa».

Quali sono le sfide più importanti oggi per il servizio di endocrinologia dell’EOC?
Pierpaolo Trimboli
: La sfida principale è far fronte all’aumento, vertiginoso, delle richieste di consulto endocrinologico. In ognuno dei quattro ospedali regionali gestiti dall’EOC, Lugano, Bellinzona, Locarno e Mendrisio, riceviamo fino a 30 richieste di visita ogni settimana. Un numero enorme. I sintomi più comuni includono stanchezza, depressione, caratteristici dell’ipotiroidismo, mentre l’ipertiroidismo, caratterizzato da una produzione eccessiva di ormoni tiroidei, include invece irritabilità, ansia, insonnia e perdita di peso.

Come si spiega questo aumento «vertiginoso»?
Si stima che fra il 20 e il 30% della popolazione generale, mondiale, abbia una disfunzione della tiroide, sia essa ipotiroidisimo o ipertiroidismo. Si stima inoltre che fino al 70% degli adulti presenta un nodulo. Ora anche se non esiste uno screening generalizzato, l’esame della tiroide è da qualche tempo sempre più eseguito, e anche le diagnosi tumorali, le più frequenti nell’ambito dell’endocrinologia, sono aumentate.

L’interesse per le patologie della tiroide, evolutive e croniche, è molto cresciuto negli ultimi decenni. In Ticino, negli anni 2000 cominciava appena a sorgere qualcosa, quindici anni fa non c’era un solo endocrinologo specialista della tiroide, sul territorio si contavano circa otto endocrinologi fino al 2015. Ho iniziato nel 2014 a collaborare con l’EOC, dapprima come «consultente», medico e ora primario di endocrinologia, un servizio in cui oggi lavorano otto specialisti, pari al totale degli endocrinologi dieci anni fa in tutto il cantone.

Qual è la missione dell’EOC nel contesto di una presa a carico sempre più numerosa dei pazienti?
Intanto c’è da fare un preambolo: malgrado l’aumento del numero di specialisti, in Ticino ci sono dai tre ai cinque mesi di attesa per un consulto. Il ruolo che l’EOC assume è oggi rendere più fluida l’organizzazione del network che esiste già sul territorio, dal medico di famiglia fino al chirurgo. Uno dei nostri obiettivi è l’apertura completa verso il territorio per motivare e saldare legami fra i protagonisti del network.

L’EOC ha investito molto nello sviluppo dell’endocrinologia in Ticino. Partendo dala diagnosi fino al management a lungo termine del paziente, siamo autonomi, cioè in grado di fare tutto, dalla presa a carico mirata, alle ecografie, le biopsie microistologiche, le valutazioni citologiche, ecc. Il nosto team è composto da un personale affiatatissimo e competentissimo, i chirurghi sono formati a Ginevra, al centro di eccellenza svizzero in chirurgia della tiroide.

Qual è il suo ruolo specifico nell’ambito del network endocrinologico cantonale?
Personalmente gestisco un meeting multidisciplinare a livello cantonale, mirando a un trattamento più preciso, efficace, individualizzato delle malattie endocrinologiche. Inoltre l’EOC svolge un’importantissima attività di ricerca sulle malattie della tiroide, con lo scopo, come dico spesso, di «favorire il prossimo paziente». è questa un’attività che mi coinvolge, partecipo alla stesura delle linee guida europee, risultato di un brillante percorso intrapreso dall’EOC. E infine siamo i primi ad aver portato in Svizzera un trattamento specifico per i noduli benigni.

Di quale trattamento si tratta?
Riguarda noduli, come dicevo benigni, ma che danno fastidio, perché si sono ingrossati fino a raggiungere dimensioni di due, tre, ma anche cinque o sei centimetri. Prima si interveniva soltanto con la chirurgia, oggi usiamo un ago caldo, introducendolo in più punti, inducendo una necrosi delle cellule, un meccanismo che esiste già in natura, dato che le cellule morte vengono eliminate dall’organismo. L’intervento dura circa una ventina di minuti, compresa l’anestesia, senza sostanze farmaceutiche, quindi con costi molto bassi.

 
Corriere dell’italianità


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