«L’esofagite eosinofila è una malattia sconosciuta in rapida crescita»

Malattia infiammatoria cronica, si manifesta con difficoltà nel passaggio del cibo nell’esofago. Il Prof. Dr. Med. Thomas Greuter conduce da circa dieci anni ricerche su una patologia che può comportare un peggioramento della qualità della vita.

Di Fabio Lo Verso 25 settembre 2025

 

Descritta per la prima volta circa trent’anni fa, l’esofagite eosinofila si avverte con una sensazione di deglutizione difficoltosa, un disturbo che viene definito con il termine disfagia. «Molti ignorano di avere questa patologia», dichiara il Prof. Dr. Med. Thomas Greuter, primario di Gastroenterologia ed Epatologia all’Ente Ospedaliero Cantonale (EOC) del Ticino: «è una malattia molto frequente, ma sottodiagnosticata».

La prevalenza in Ticino «è di almeno un caso ogni settecento abitanti», spiega Greuter, entrato in funzione nello scorso maggio all’EOC: «La stima per i prossimi anni è di almeno 500 pazienti in Ticino, che oggi non ci sono, ma domani si dichiareranno». Il primario è da anni impegnato nella ricerca. Da Zurigo, dove si è laureato e ha ottenuto il dottorato, è approdato alla Mayo Clinic di Rochester negli Stati Uniti poi a Losanna e di nuovo a Zurigo. Oggi continua in Ticino a esplorare i confini di una malattia che «alla fine degli anni Ottanta era molto rara».

Cos’è l’esofagite eosinofila e perché si sviluppa?
Thomas Greuter: è una malattia infiammatoria cronica provocata da una risposta immunitaria attraverso i cosiddetti «eosinofili», cellule immunitarie che colorano di rosso le biopsie dell’esofago. Il nome viene da «Eos», la dea greca dell’«alba», il momento in cui il cielo riflette quel rossore caratteristico dell’inizio del giorno. Gli eosinofili si accumulano per rispondere a determinati alimenti o patogeni.

Quali sono le cause possibili?
C’è da fare una premessa, questa malattia, molto rara trent’anni fa, si manifesta oggi con una certa frequenza nel mondo occidentale, in Svizzera, Europa e Stati Uniti, ma è inesistente ad esempio in Africa. L’infiammazione è causata da alcuni alimenti, in primo luogo il latte animale e i prodotti da esso derivati, formaggi, yogurt, panna, burro, e così dunque anche il cioccolato, molto consumato in Svizzera. Il glutine è anche un fattore scatenante, meno frequentemente: uova, noci, soia, frutti di mare. Se elimini questi alimenti, l’infiammazione scompare. Una causa possibile sono anche i detergenti. Ma l’ipotesi più probabile è che l’infiammazione sia dovuta agli alimenti trasformati.

 
 

Prof. Dr. Med. Thomas Greuter. © DR

 
 

Quali sono i sintomi più comuni?
Disfagia, ossia i disturbi della deglutizione, riduzione dell’appetito, dolore dietro lo sterno, nausea e conati di vomito. La malattia colpisce i giovani adulti di sesso maschile, dai dieci ai quarant’anni, molto più spesso delle ragazze e delle donne, ma può interessare pazienti di ogni età e di entrambi i sessi, e anche i pazienti più piccoli. Nei bambini si osserva una mancata crescita, non aumentano quasi di peso.

L’esofagite eosinofila è una patologia grave?
No, perché non è un tumore, ma ci sono pazienti con problemi molto seri che vedono peggiorare fortemente la qualità della vita. Il rischio è che l’infiammazione si trasformi in una «stenosi» dell’esofago, cioè nel restringimento del canale, con conseguenze severe. Allora può essere necessario ricorrere alle endoscopia terapeutica con dilatazione. Gli studi mostrano che se la malattia è ignorata, dopo dieci anni, se non si agisce, allora la stenosi colpisce al 100%, ogni paziente ha cioè sviluppato un tessuto fibrotico cicatriziale nella parete dell’esofago.

Com’è possibile che si possa ignorare la malattia?
Perché si ignorano i sintomi, come quando si ha bisogno di bere un po’ d’acqua per far passare il cibo. È importante sottolineare che la difficoltà a deglutire non è normale, ma le persone si adattano. Alcuni imparano a convivere con la malattia. Spesso i medici curanti non sono al corrente, non conoscono bene o per nulla l’esofagite eosinofila, e quindi consigliano ai pazienti di masticare bene, mangiare meno veloce, non stressare. Ma il vero consiglio è rivolgersi subito a un gastroenterologo.

Come interviene un gastroenterologo?
Interviene con una o più gastroscopie e con una biopsia. Propone un trattamento farmacologico o una dieta (per esempio senza latticini come prima linea) che ha effetto già dopo due o tre settimane: i pazienti testimoniano un grande sollievo, scoprono che mangiano bene per la prima volta nella loro vita. Se il paziente non vuole fare la dieta, allora viene proposto un trattamento farmacologico con steroidi locali, cioè circoscritti alle pareti dell’esofago, senza effetti secondari. Da non dimenticare che questa malattia è cronica, ovvero si ripresenta se si smette la terapia.

Cosa negli ultimi trent’anni ha determinato l’incremento dell’esofagite eosinofila nella popolazione?
Sono cambiati i processi di produzione industriale del latte e i suoi derivati, gli alimenti secondo me più responsabili nella crescita della patologia. Attualmente lavoro a un grande progetto di ricerca con lo scopo appunto di stabilire il ruolo di questi alimenti.

 
Corriere dell’italianità


Dal 1962 la voce della comunità italiana in Svizzera

https://corriereitalianita.ch
Indietro
Indietro

Festa concerto per i venticinque anni del Coro Clairière

Avanti
Avanti

Sostenere i sacerdoti significa custodire il cuore delle nostre comunità