«Mattmark non è solo un ricordo di dolore, è anche una lezione di responsabilità»
L’intervento integrale di Oscar De Bona, presidente dell’Associazione Bellunesi nel Mondo e dell’Unaie, l’Unione nazionale associazioni immigrati ed emigrati.
Mattmark 30 agosto 2025
Signore e signori,
siamo qui oggi per commemorare il sessantesimo anniversario della tragedia di Mattmark. Sessant’anni fa, questa diga e questo ghiacciaio furono testimoni di una catastrofe che segnò profondamente la nostra provincia, la nostra comunità e la storia dell’emigrazione italiana. Ottantotto persone persero la vita, cinquantasei erano italiane e diciassette provenivano dalla nostra amata provincia di Belluno. Uomini che avevano lasciato la propria terra in cerca di lavoro, dignità, futuro. Uomini che portavano con sé i sogni delle loro famiglie e che mai più tornarono a casa.
Ma non possiamo ricordare Mattmark senza onorare anche le donne: madri e mogli che aspettavano a casa i propri mariti e figli, che portarono avanti la famiglia con coraggio e sacrificio; donne che accompagnarono i propri mariti all’estero, lavorando anch’esse e affrontando la lontananza, la fatica e talvolta la dolorosa esperienza della vedovanza. A loro va il nostro ringraziamento più profondo, perché anche il loro impegno e la loro resilienza hanno contribuito a sostenere la vita delle comunità bellunesi e italiane nel mondo.
Oggi ho l’onore di rivolgermi a voi in una duplice veste: come presidente dell’Associazione Bellunesi nel Mondo e come presidente dell’Unaie, l’Unione nazionale associazioni immigrati ed emigrati. È una duplice responsabilità, perché la memoria non appartiene solo al passato, ma guida le nostre azioni nel presente e nel futuro.
Oscar De Bona, 30 agosto 2025
Vorrei cominciare ricordando la nascita dell’Associazione Bellunesi nel Mondo. Essa si costituì proprio l’anno successivo a questa tragedia, come risposta concreta a un’esigenza che il nostro vescovo di allora, Gioacchino Muccin, comprese immediatamente: la nostra provincia, profondamente emigrante, non poteva rimanere senza un ente capace di mantenere vivi i legami con i nostri concittadini all’estero, di tutelare i loro diritti, di diffondere valori fondamentali come la dignità del lavoro e la sicurezza. L’associazione nacque per dare voce a chi era lontano e protezione a chi aveva perso tutto.
Sessant’anni sono passati, e i Bellunesi nel Mondo sono ancora qui. Ancora operativi. Ancora determinati. Ancora presenti per ricordare chi non c’è più e per portare avanti un messaggio che rimane tragicamente attuale: la sicurezza sul lavoro. Perché se questa tragedia risale a sessant’anni fa, ogni giorno i giornali ci raccontano di uomini e donne che perdono la vita mentre lavorano, in Italia e all’estero. La memoria di Mattmark ci ricorda che il sacrificio umano non può mai diventare normale, che non possiamo accettare che il lavoro diventi sinonimo di pericolo e che il progresso non può prescindere dalla tutela della vita.
Desidero esprimere un sentito ringraziamento alle autorità svizzere qui presenti, alle autorità italiane, ai sindaci del Bellunese e di altri comuni italiani, e a sua eccellenza il vescovo di Sion, Jean-Marie Lovey, così come al nostro vescovo della diocesi di Belluno-Feltre, Renato Marangoni.
Riflettendo su Mattmark, ci rendiamo conto che non è solo un ricordo di dolore. È anche un monito, una lezione di responsabilità. Ci ricorda che ogni decisione sul lavoro, ogni progetto, ogni impresa deve avere al centro la vita umana. Ci ricorda che l’emigrazione non è solo un fenomeno economico, ma un percorso umano, pieno di sacrifici, di speranze e di sfide. E ci ricorda che il valore di una comunità si misura dalla capacità di non dimenticare i suoi figli e le sue figlie, anche quando sono lontani.
Dieci anni fa ero anch’io presente come presidente Abm al cinquantesimo anniversario ed ebbi modo di ascoltare per la prima volta una forma di scuse ufficiale da parte dei rappresentanti della politica svizzera. Un gesto che accolsi con favore.
È stata infatti scandalosa la sentenza che seguì: i parenti delle vittime dovettero addirittura pagare le spese processuali e nessun colpevole fu individuato, anche perché «già dal 1960, annualmente, la neo-costituita società idroelettrica predispose un piano operativo dettagliato in caso di slavine. L’obiettivo era garantire la sicurezza della viabilità sulla Mattmarkstrasse, ovvero la strada che collegava Saas-Almagell fino al cantiere.
Se per garantire l’accessibilità delle vie di comunicazione con il cantiere fu prestata la massima attenzione, lo stesso non avvenne per la sicurezza degli operai che vi lavoravano. I tecnici e i dirigenti assolti furono bravi a mettere in sicurezza la strada, ma non fecero lo stesso per il cantiere, dove anche un profano e inesperto avrebbe notato quell’immenso volume di ghiaccio.»
Oggi, nel sessantesimo anniversario, con soddisfazione vediamo la Rai riconoscere questa tragedia, trasmettendo un docufilm su Rai 3 che porterà la memoria di Mattmark a tutti gli italiani. Questo risultato è il frutto del lavoro costante delle associazioni, del comitato per il sessantesimo e di tutti coloro che mantengono viva la memoria, sia in Italia che all’estero. Un ringraziamento speciale va a Domenico Mesiano e al suo gruppo di lavoro, per l’impegno instancabile.
Come presidente dell’Unaie, Unione associazioni immigrati ed emigrati, voglio sottolineare che il nostro impegno non si ferma al ricordo. Siamo qui per dire a tutti i nostri connazionali e alle future generazioni che anche noi ci siamo. Rappresentiamo oltre venti associazioni provinciali e regionali, da nord a sud, da ovest a est, e già al tempo di questa tragedia diverse nostre associazioni erano operative.
Per noi, Mattmark è tutto. È memoria, è monito, è impegno. È il ricordo vivo di chi non c’è più e la promessa che la vita di chi lavora non sarà mai più trascurata. Oggi riaffermiamo un impegno: rispettare la vita, proteggere i lavoratori, onorare chi ha costruito il nostro futuro con coraggio e sacrificio.
Signore e signori, lasciate che oggi il nostro silenzio e il nostro ricordo diventino azione. Lasciate che la memoria di Mattmark ci sproni a costruire un mondo più giusto, dove il lavoro sia dignità e sicurezza, e dove la vita umana sia sempre al centro di ogni scelta.
Grazie a tutti.