«L’aneurisma dell’aorta addominale è una patologia che richiede una sensibilizzazione continua»

Per il Dr. Med. Alessandro Robaldo, specializzato nella chirurgia dell’aorta, «dovrebbero sottoporsi a un esame tutti gli uomini over 65 con fattori di rischio cardiovascolare».

Di Fabio Lo Verso 26 novembre 2025

 

L’aneurisma dell’aorta addominale è «una patologia asintomatica al 95%», premette subito il Dr. Med. Alessandro Robaldo, caposervizio di chirurgia cardiovascolare e angiologia all’Ente Ospedaliero Cantonale (EOC) del Ticino: «Il paziente non avverte alcun sintomo, non sa di averla, non risente dolori, al pari delle patologie tumorali».

L’aneurisma è una dilatazione anomala e permanente di un vaso sanguigno. Quando a dilatarsi è l’aorta, la più grande arteria del corpo umano, aumenta il rischio di rottura, un evento caratterizzato da una mortalità molto elevata. Poiché il paziente non avverte sintomi, solo un controllo medico preventivo permetterebbe di diagnosticare la malattia e intervenire tempestivamente. «Se invece si arriva alla rottura dell’aorta», spiega il Dr. Med. Alessandro Robaldo, «e l’emorragia è già in atto, tra il 20% e il 50% dei pazienti non raggiunge il pronto soccorso e, tra quelli che vi arrivano, un ulteriore 20-50% non sopravvive».

Quali sono i fattori che inducono l’aneurisma, cioè la dilatazione dell’aorta, e il rischio di rottura?
Dr. Med. Alessandro Robaldo
: Con l’aumentare degli anni, le pareti arteriose perdono elasticità e tendono a dilatarsi, l’aorta è interessata nella zona toracica ma anche sotto, nella zona addominale: è di quest’ultima che mi occupo specificamente all’EOC. L’età gioca un ruolo, ma il fumo è uno dei maggiori fattori di crescita dell’aneurisma, un dato stabilito con un livello di evidenza molto elevato. Oltre al fumo c’è da tenere conto della pressione arteriosa, del colesterolo e degli altri fattori cardiovascolari. La dilazione è irreversibile, varia da due o tre centimetri fino a dieci centimetri, l’aorta può diventare grossa come un’arancia.

Quale messaggio rivolge alla popolazione più esposta al rischio di un aneurisma dell’aorta addominale?
L’incidenza più alta si osserva nella popolazione più anziana, con un picco fra i 75 e gli 84 anni, ma rivolgo ora direttamente un messaggio agli uomini over 65, fumatori e con fattori di rischio cardiovascolare: tutti dovrebbero sottoporsi a un esame duplex dell’aorta, un’ecografia vascolare che utilizza gli ultrasuoni per visualizzare l’aorta addominale e il flusso sanguigno. Si tratta di un esame non invasivo, rapido, poco costoso, a cui si associa l’esame degli arti inferiori. Agli uomini al di sotto dei 65 anni, se i famigliari diretti hanno avuto un aneurisma, è consigliato di effettuare uno screening già dall’età di 50 anni.

 

Dr. Med. Alessandro Robaldo

 

Quando va trattato un aneurisma?
Quando vengono superate certe dimensioni, oltre ad esempio 5,5 centimetri, e in caso di determinate morfologie, come l’aneurisma sacciforme, cioè a forma di sacchetto, prevalentemente a rischio di rottura.

Quali sono le tipologie di trattamento?
Esistono due tipologie di trattamento. Quello chirurgico tradizionale, nato negli anni Cinquanta con lo sviluppo della chirurgia vascolare, consiste nella sostituzione della lesione aneurismatica con una protesi. è un trattamento invasivo, stressante per l’organismo, ma definitivo e duraturo. L’EOC è uno di quei Centri in Svizzera e in Europa dove si cerca di mantenere una percentuale elevata di questa procedura, molto valida dal punto di vista della durata. La necessità dei controlli nel tempo è inferiore, la qualità di vita avvantaggiata e il decorso clinico più lineare, con un tassso di reinterventi più basso.
Il secondo tipo di trattamento è la tecnica endovascolare, nata prima metà degli anni Novanta, quando un geniale chirurgo americano-argentino comincia ad applicarla ai pazienti più fragili dal punto di vista cardiologico. Non si apre più l’addome, si interviene con una puntura all’inguine, da qui si passa poi attraverso le arterie femorali, si procede con una protesi rinchiusa dentro un catetere grande come una penna biro, che serve a posizionare una sorta di rete di protezione, la cui funzione è di evitare che il sangue vada a sbattere contre le pareti arteriose ammalate. Così si riduce la pressione a cui queste pareti sono sollecitate e il conseguente rischio di rottura.
Da sottolineare che, in alcuni casi, il trattamento endovascolare può essere svolto in anestesia loco regionale. Dedicata ai grandi anziani che non sopporterebbero un intervento invasivo, lo svantaggio di questa procedura è che richiede un controllo continuo, all’inizio mensile, poi annuale. Circa nel 15-20% dei casi sorge la necessità di una «manutenzione», generalmente con nuove procedure endovascolri e in alcuni casi chirurgiche per rafforzare la rete protettiva.

Quanti casi di aneurisma vengono trattati all’EOC?
Fra gli 80 e 90 all’anno, circa la metà per via chirurgica tradizionale e l’altra metà per via endovascolare, insieme ai radiologi interventisti guidati dalla Dott.ssa Maria Antonella Ruffino . Il nostro servizio dispone nel suo portafoglio di tutte le soluzioni più moderne, sia in ambito chirurgico che in ambito endovascolare. Nel quadro delle patologie complesse dell’aorta toracica e toracoaddominale, uno dei compiti che ci è stato assegnato è quello di creare una «Unità Team Aorta *». Attiva da circa due anni in maniera informale, è stata ufficializzata il 1° novembre scorso, al fine di poter consentire il trattamento di tutte le patologie aortiche nel nostro cantone, senza necessariamente rivolgersi ad altri Centri.

* Unità Team Aorta dell’EOC:

Cardiochirurgia
Prof. Dr. Med. Stefanos Demertzis responsabile
Prof. Dr. Med. Enrico Ferrari
Dr. Med. Mirko Muretti

Chirurgia vascolare
Dr. Med. Luca Giovannacci responsabile
Dr. Med. Alessandro Robaldo
Dr. Med. Giorgio Prouse

Radiologia interventistica
Dott.ssa Med. Maria Antonella Ruffino responsabile
Dr. Med. Luca Di Maggio

 
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