L’impegno del servizio pubblico per i dibattiti politici di qualità

Il prossimo 2 aprile le ticinesi e i ticinesi sono chiamati alle urne per eleggere i loro rappresentanti cantonali in Gran Consiglio e nel Consiglio di Stato, che rimarranno in carica fino al 2027.

Di Giorgia Reclari Giampà 17 marzo 2023

Il dibattito preelettorale del lunedì alla RSI (Foto RSI)

 

Per la prima volta si è giunti a sfiorare un totale di quasi mille candidati alle elezioni cantonali. Un record, nel 2019 erano poco più di 700, che riguarda anche la presenza femminile (40%). Tutti questi aspiranti ai seggi sono impegnati da qualche settimana nella campagna elettorale, che ha avuto ampio spazio anche sui media.

La RSI ha proposto numerosi appuntamenti e contenuti dedicati al tema, in particolare i dibattiti della domenica e del lunedì sera. Inoltre, per la prima volta ha condotto due sondaggi preelettorali, che hanno interrogato un campione di cittadini sulle preferenze politiche e sui principali temi d’attualità.

Il servizio pubblico, anche e soprattutto in questo campo, intende porsi come punto di riferimento autorevole e imparziale per gli elettori. Reto Ceschi, responsabile dell’Informazione RSI, dichiara: «Quest’anno, ancora di più rispetto al passato, abbiamo voluto proporre un’offerta il più possibile integrata tra tutti i nostri vettori: televisivo, radiofonico e digitale. L'obiettivo è continuare a essere un punto di riferimento per i cittadini e le cittadine che ci seguono e contribuire alla formazione dell'opinione pubblica. E per far questo abbiamo puntato sul linguaggio, cercando di esprimerci in modo comprensibile, non da addetti lavori ed escludendo il “politichese”».

L’analisi dei dati

Un importante contributo alla creazione di contenuti informativi e approfondimenti di qualità deriva dall’analisi dei dati, resa possibile dallo sviluppo del settore digitale, che coinvolge anche il servizio pubblico. «La presenza del digitale nell’offerta preelettorale RSI è molto marcata – spiega ancora Ceschi – soprattutto per quanto riguarda l'elaborazione dei dati, sia quelli provenienti dai nostri sondaggi, sia dati statistici generali, per esempio lo storico delle candidature femminili o altre caratteristiche. I colleghi del team digitale hanno fatto un lavoro straordinario di analisi ed elaborazione, che rappresenta un ulteriore arricchimento della nostra offerta e fornisce materiale per approfondimenti, dibattiti e servizi. I sondaggi forniscono principalmente le proiezioni sull’esito del voto, ma anche elementi su molti altri aspetti e temi, che vengono poi riutilizzati come contributo alla riflessione».

Non lasciarsi condizionare

La qualità dell’offerta richiede anche un elevato grado di preparazione di redattori, giornalisti, conduttori e moderatori, in particolare per i dibattiti in diretta. Come lavorano le redazioni e i conduttori per prepararsi? Racconta Reto Ceschi: «Ognuno si prepara cercando di rafforzare le proprie competenze sui temi che saranno affrontati. Si legge, ci si informa e ci si confronta con i colleghi. Poi quando sono previsti più conduttori si fa un lavoro di scrittura comune. È impegnativo, ma è molto bello, perché ci si confronta e si ragiona sulla scrittura del programma».

I dibattiti sono l’apice della campagna elettorale, il momento dove i candidati hanno la possibilità di confrontarsi, presentarsi ed esprimere le proprie posizioni. Lo studio televisivo diventa un’arena dove ognuno cerca di essere protagonista: «C'è un nervosismo di fondo perché chi viene vuole parlare come gli altri o magari anche più degli altri e tu devi gestire la discussione sapendo che questo non accadrà, perché quando ci sono tutti i partiti - quelli di governo, quelli in Parlamento che fanno gruppo, quelli che non lo fanno, quelli nuovi, ecc. – le gradazioni sono inevitabilmente diverse. Anche se bisogna fare in modo che tutti abbiano uno spazio per dire le cose più importanti che vogliono far arrivare al pubblico. Devi gestire i nervosismi (c’è chi arriva già arrabbiato ancora prima di andare in onda) con grande calma, rimanendo imparziale e senza innervosirti, anche di fronte alle provocazioni».

Una questione di personalità

Il clima e lo stile dei dibattiti dipendono molto anche dalla personalità dei partecipanti. Ceschi, che ha alle spalle molti anni di esperienza come conduttore alla RSI, ritiene che l’atteggiamento degli ospiti sia diverso rispetto agli anni passati: «Ora i partecipanti vengono con l’obiettivo di dire quello che pensano, piuttosto che di controbattere agli altri. Quindi noi conduttori dobbiamo stimolare la discussione, essere più incisivi, provocare reazioni. Viene citato spesso Giuliano Bignasca (fondatore della Lega dei ticinesi) come esempio quasi estremo dell’abitudine alla provocazione continua nei confronti dei conduttori e degli altri ospiti. A quei tempi nei dibattiti in tv si arrivava a toni assolutamente improponibili, ma che erano diventati parte di una sorta di costume (o meglio, di malcostume). Certo, una parte di pubblico seguiva le trasmissioni solo per vedere che cosa faceva Bignasca, perché lo spettacolo era assicurato. Però ci vuole equilibrio, ci vogliono attori che se la giocano, che entrano nella logica del dibattito, ma anche una conduzione che partendo da un punto conduca a un altro, secondo uno schema definito».

Conduttore come arbitro

Un obiettivo non facile, che richiede una certa esperienza, da acquisire sul campo. Come sostiene anche Chino Sonzogni, responsabile dell’associazione La gioventù dibatte (che promuove la cultura del dibattito nelle scuole della Svizzera italiana), è proprio il giornalista il perno attorno al quale ruota tutto il dibattito: «Innanzitutto deve avere conoscenza del tema, autorevolezza nella gestione del gruppo eterogeneo di partecipanti al dibattito, capacità di amministrare i tempi di parola. Meno si vede più è bravo. Come l’arbitro nel calcio. Deve sapere porre le domande, anche scomode, in modo chiaro e sintetico. Il bravo giornalista rifugge dalla tentazione di essere la prima donna e quindi evita la prolissità. I protagonisti del dibattito devono essere gli ospiti. Il giornalista deve saper frenare chi va sopra le righe. E se dovesse succedere - purtroppo succede – che il politico di turno non risponda alla domanda non deve temere di farlo notare e incalzarlo a rispondere».

 
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