«La fotobiomodulazione è efficace per la prevenzione e cura degli eritemi da radioterapia»

Riparare la pelle con gli infrarossi per curare una dermatite da radiazione, è uno dei risultati della fotobiomodulazione. A colloquio con la dott.ssa Letizia Deantonio e l’infermiera Rossella Cavicchiolo che ne curano la gestione all’Ente Ospedaliero Cantonale.

Di Fabio Lo Verso 2 maggio 2025

 

Nella Clinica di radio-oncologia dell’Ente Ospedaliero Cantonale (EOC), diretta dal professore Thomas Zilli, dallo scorso agosto brilla una nuova luce, che si accende per i pazienti che hanno bisogno di curare un eritema cutaneo sulla pella sottoposta a radioterapia oncologica. è una luce rossa che previene e allevia l’irritazione, stimola una risposta cellulare e rigenera la cute. Il trattamento si chiama «fotobiomodulazione», ed è indolore, non invasivo, e non produce calore.

È utilizzato in diversi ambiti della medicina, ora all’EOC è riservato «ai pazienti che fanno radioterapia a rischio di sviluppo di eritema cutaneo», spiega la PD Dott.ssa Med. Letizia Deantonio, caposervizio della Clinica di radio-oncologia dell’Istituto Oncologico della Svizzera Italiana, che dell’EOC fa parte: assieme a Rossella Cavicchiolo, capo reparto infermieristico, gestisce il trattamento di fotobiomodulazione.

Come è nato il progetto di fotobiomodulazione all’Istituto Oncologico della Svizzera italiana?

Letizia Deantonio: È nato grazie all’impegno di un team di sei professioniste fra medici e infermiere (foto sotto). Insieme abbiamo messo a punto un progetto e ottenuto un finanziamento dalla Fondazione Dr. Carlo Gianella di Locarno che vorrei ora ringraziare anche a mezzo stampa. Con i fondi abbiamo acquisito un’apparecchiatura unica in Ticino a livello ospedaliero: la nostra si trova a Bellinzona. Con la fotobiomodulazione preveniamo e curiamo le dermatiti da radiazione.

Cosa sono in poche parole le dermatiti da radiazione?

Letizia Deantonio: Si tratta di effetti acuti che si manifestano sulla pelle durante la radioterapia, sostanzialmente si tratta di un eritema di grado variabile con arrossamento e irritazione cutanea, che si potrebbe inizialmente paragonare a un eritema solare. Sono più frequenti nella mammella, nel distretto testa-collo e pure nella regione pelvica. Possono essere gestiti anche con creme, ma la fotobiomodulazione viene utilizzata fin dall’inizio del trattamento a scopo preventivo.

Chi e quanti sono i pazienti che all’EOC usufruiscono di un trattamento di fotobiomodulazione?

Rossella Cavicchiolo: Si tratta al 90% di donne con un carcinoma mammario, il restante 10% è composto di pazienti con tumori della cute a livello del viso e del cuoio capelluto. Dallo scorso agosto, dal momento in cui abbiamo iniziato a usare la fotobiomodulazione, contiamo una cinquantina di pazienti. Ciascuno, anzi ciascuna, poiché la stragrande maggioranza è composta da donne, ha svolto dieci sedute di fotobiomodulazione di trenta minuti circa.

Come si svolge una seduta di fotobiomodulazione?

Rossella Cavicchiolo: La paziente è sdraiata in una posizione confortevole, sulla cute della regione irradiata attraverso alcuni pannelli viene erogata luce infrarossa che non emette alcuna radiazione (foto sopra) e favorisce processi di rigenerazione cellulare e antiinfiammatori. «È un momento per loro», così ci dicono le pazienti stese sul lettino. Indossano occhialini di protezione, poi mettiamo una musica in sottofondo molto rilassante, e c’è anche chi si addormenta. Percepiamo un alto gradimento, che poi si conferma al termine del trattamento attraverso i questionari di soddisfazione. Così ci siamo rese conto che la risposta da parte delle pazienti e dei pazienti è estremamente positiva.

Prevedete di estendere il trattamento ad altre tipologie di pazienti?

Letizia Deantonio: L’intenzione è di trattare con fotobiomodulazione pazienti con neoplasie del distretto cervico-facciale, laddove la radioterapia si concentra sul cavo orale, la faringe, le fosse nasali e i linfonodi del collo. Qui il carico di dermatite da radiazione può avere un impatto importante.

Puntate a dotarvi di una seconda apparecchiatura?

Letizia Deantonio: Premettendo che oggi la radioterapia presenta molto meno rischi di effetti collaterali sulla pelle, sussiste un ampio margine per aumentare l’evidenza di questo trattamento nella pratica clinica. Nel nostro team monitoriamo i risultati ottenuti prevedendo l’opportunità di implementare la fotobiomodulazione. Tenendo conto del bacino di popolazione in Ticino e dell’ampia, direi totale soddisfazione dei pazienti, vorremmo dotarci in futuro di una nuova apparecchiatura, che sarà allora destinata al centro di Lugano.

Foto, da sinistra:

Enrica Fasani, vice caporeparto infermieristico; dott.ssa med. Chiara Bellini, capoclinica; dott.ssa med. Paola Canino, capoclinica; dr.ssa med. Letizia Deantonio, caposervizio Clinica di radio-oncologia; Rossella Cavicchiolo, capo reparto infermieristico; Stéphanie Maier-Bastide, infermiera specialista clinica. Foto © Ente Ospedaliero Cantonale, 2025.


 
Corriere dell’italianità


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