Il colpo basso del nazionalsovranismo

Di Fabio Lo Verso direttore 2 luglio 2025

Il ministro degli Esteri Antonio Tajani forse fidava nella rassegnazione degli italiani all’estero, quel tratto che accomuna i connazionali in patria, inermi nel Paese in cui ormai ogni settimana in parlamento passano norme liberticide, incostituzionali, xenofobe e populiste. Si è invece scontrato con il rigetto della legge che taglia il filo dell’italodiscendenza nel mondo, un testo scellerato, preludio ad un’«estinzione collettiva» della cittadinanza fuori dall’Italia.

Il declassamento dei concittadini nel mondo è il punto di approdo di ognuna delle tre formazioni al potere, Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia, il cui incubo è ora la progressione geometrica degli espatri, siglando un record assoluto nel 2024, e il voto-sanzione oltre confine. La «denaturalizzazione di massa» è uno dei rari punti programmatici mai disattesi nell’azione di questo governo, ossessionato dalle richieste di riconoscimento della cittadinanza all’estero.

A nessuno ormai è sfuggita l’ipocrisia del ministro Tajani: non perde un’occasione per tessere lodi alla presenza italiana all’estero, ma è l’artefice della legge-tagliola. Dovrebbe cambiare il nome del partito in «Forza Italia in Patria», con buona pace dei concittadini nel mondo. Con lievità ha riesumato un vecchio scandalo dei passaporti in Sudamerica, quando invece i consolati dicono dal 2020 di aver stroncato le frodi con vari mezzi, dai maggiori controlli interni ai sistemi telematici per impedire la paralisi amministrativa.

La Repubblica ha concesso a due milioni fra brasiliani e argentini di diventare cittadini italiani. Nella testa di Tajani e del governo, c’è un’Italia sudamericana in continuo «assalto» ai passaporti, ed è stato facile convincere l’opinione mettendone in scena la caricatura.

Esistono metodi più democratici per gestire l’afflusso di richieste che a volte, è vero, sommerge i comuni italiani sprovvisti di personale. Metodi da definire dialogando con l’opposizione, nel quadro di un dibattito politico ampio, e magari pure con i costituzionalisti, che sarebbero stati utili alla maggioranza.

Ma se il problema, trentennale, è stato improvvisamente affrontato tramite la decretazione d’urgenza, è perché il governo ci ha messo il carico delle paranoie nazionalsovraniste. Buttandola cioè in fazione, in una crociata per la difesa della madre patria, che coincide con le frontiere nazionali, è circoscritta alla sovranità di chi vive all’interno.

Da quale mente poteva scaturire una legge che nega i diritti di «tutti» gli italiani nel mondo pur di punirne alcuni, se non da chi, appunto, ha un problema con tutti gli italiani nel mondo? Un colpo basso, inaspettato, sleale, giustificato con motivi assurdi. Una sciagurata vicenda il cui solo vantaggio è aver fatto luce sulla reale considerazione del governo per noi italiani nel mondo.

 
Corriere dell’italianità


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