Giuseppe «Bepi» De Bortoli non è più con noi
Il cofondatore dell’Avis Svizzera si è spento all’età di 85 anni a Motta di Livenza, dove era tornato dopo 54 anni trascorsi nel Paese elvetico. Aveva vissuto gli anni più duri della migrazione italiana in Svizzera.
Di Franco Narducci 20 settembre 2025
Ha lasciato per sempre questo mondo terreno Giuseppe De Bortoli – «Bepi» per gli innumerevoli amici – e siamo tutti più soli e tristi, ma anche grati per quello che per tanti anni ci ha dato, senza mai perdersi di animo anche nei momenti più duri. Era un coraggioso, sempre sul fronte quando c’era da combattere per i diritti e per la dignità degli emigrati italiani in Svizzera.
Se ne è andato in silenzio, lo scorso 17 settembre a Motta di Livenza, un trapasso discreto come era nello stile della sua sfera privata. In noi che lo abbiamo conosciuto e accompagnato in vita e nei suoi molteplici impegni, si accavallano così tante immagini di accadimenti che s’intrecciano, di confronti dialettici talvolta accesi ma sempre ispirati da una passione autentica, reale, nella lotta per la giustizia sociale, per il bene comune e i diritti di cittadinanza, a partire dai più elementari.
Con Bepi scompare una grande persona, un innamorato della politica, della militanza e dell’azione sociale, una figura di spicco dell’associazionismo regionale che per anni ha caratterizzato la «vecchia emigrazione». Chi lo ha conosciuto lo ricorda per il sorriso di sempre, il culto degli amici, generoso e totale, le intuizioni che anticipavano i fatti e l’attivismo incontenibile, la preoccupazione di non sfigurare e la voglia di vivere.
Era emigrato in Svizzera all’inizio degli anni Sessanta dopo avere conseguito il diploma alla Scuola artigiana Lepido Rocco. Per un lungo tratto della sua vita professionale ha lavorato con mansioni tecniche nella Brown Boveri di Baden, ora Asea Brown Boveri, una multinazionale svizzera leader nel settore dell’automazione e dell’energia.
In parallelo con la sua professione Bepi si gettò a capofitto nell’azione sociale e politica ricoprendo in quegli anni ruoli di grande rilievo. Cofondatore dell’Avis Svizzera, tuttora operante con successo, con l’obiettivo di promuovere le donazioni di sangue tra gli emigrati italiani. Le sue convinzioni politiche, maturate già in gioventù, lo portarono presto ad aderire al Partito socialista italiano in Svizzera, entrando anche nel comitato direttivo con l’allora segretario Giuseppe Fabretti. In virtù di tale carica rappresentò, negli anni ’70 e ‘80, il Psi Svizzera nel Comitato nazionale d’intesa (Cni) ed anche nel Cooperativo (il Coopi) di Zurigo, collaborando anche con l'Avvenire dei Lavoratori, organo ufficiale del Psi in Svizzera.
Particolarmente meritorio di menzione è l’impegno riversato da Bepi sull’Ulev, l’Unione lavoratori emigrati veneti, che assieme ad altri aveva fondato nel 1973 per tutelare i diritti degli emigrati, nonché per valorizzare e promuovere la cultura e le tradizioni venete. Bepi ha guidato l’Ulev per alcuni decenni, elevandola a simbolo per i veneti in Svizzera e punto di riferimento per la rete associativa degli italiani immigrati. Conseguentemente fu nominato membro della Consulta della Regione Veneta per l’emigrazione.
De Bortoli svolse il ruolo di Consultore profondendo molte energie, rapportandosi spesso con Luciano Lodi e Saverio Sanvido - entrambi dell’Associazione Bellunesi nel Mondo, fondata sull’onda dell’immane sciagura di Mattmark in cui persero la vita tanti bellunesi. Il compito era perfettamente aderente alla personalità di Bepi e alla sua interpretazione delle politiche regionali dirette ai veneti all’estero e l’impegno prodotto gli valse la candidatura alla Camera, nelle liste del Psi, alle elezioni del 1976 e 1979.
Sempre negli anni Settanta e Ottanta ha fatto parte del Comitato consolare di coordinamento (Co.Co.Co) dell’Argovia e contribuì alla nascita dell’associazione Punto d’Incontro di Wettingen, tuttora operante. Il suo attivismo sociale e politico non passò inosservato alle autorità consolari, tanto da essere insignito all’inizio degli anni Ottanta, con l’allora presidente della Repubblica Sandro Pertini, del titolo di Cavaliere ufficiale della Repubblica Italiana.
Caro Bepi, hai vissuto una vita intensa, non senza complicazioni, appesantita dalla fatica di farti strada in un Paese straniero, in cui avevi conquistato tante simpatie e contribuito a mantenere saldo il legame di appartenenza al tuo Veneto. Tornavi spesso con grande piacere «a casa» nel Veneto che avevi nel cuore e che amavi con l’orgoglio di un’appartenenza profonda, mai celata.
Il funerale si è svolto il 19 settembre in Duomo a Motta di Livenza. Addio Bepi, saluta i tanti amici che ti hanno preceduto in questa nuova vita e vegliate su di noi, in questi tempi così complessi e gravi, tanto distanti dagli ideali per cui avete lottato.