Elly Schlein rende omaggio alle donne operaie morte a Mattmark
Sul luogo della tragedia, la segretaria del Pd ha ricordato il funesto destino di Margaretha Woodtli e Angela Ginetta Bozzi, l’una svizzera e l’altra italiana, vittime di una catastrofe che si poteva evitare.
Di Guido Gozzano 1 settembre 2025
Da sinistra: Elly Schlein, segretaria del Pd; Toni Ricciardi, deputato Pd, Maria Chiara Prodi, segretaria generale del Cgie; Luigi Maria Vignali, direttore generale per gli italiani all’estero. © Mattmark, 30 agosto 2025.
Una era cuoca, l’altra addetta alla mensa. Al momento della tragedia, alle 17:15, la cuoca stava riposando perché aveva il turno di notte. Le due donne decedute a Mattmark lavoravano con dedizione, quasi con devozione, come tutte le «protagoniste invisibili» della costruzione della diga.
Al loro tragico destino la segretaria del Pd Elly Schlein ha dato particolare risalto, evocandone con voce altisonante le identità alla 60sima commemorazione di Mattmark: Margaretha Woodtli, 38 anni, nata a Berna, sposata, 3 figli, nazionalità svizzera, e Angela Ginetta Bozzi, 38 anni, nubile, nata a Gessopalena, nazionalità italiana.
Due destini spezzati, vite interrotte da una tragedia che si poteva evitare, lavoratrici umili e coraggiose che Schlein ha evidenziato con acume, e tanta considerazione per quel laborioso mondo femminile all’epoca subalterno a quello degli uomini. Per la prima volta il leader di un partito nazionale italiano era presente sui luoghi della catastrofe. Un dato storico che si aggiunge alle scuse ufficiali del Cantone del Vallese (leggi qui).
«Siamo stati abituati a torto ad immaginare che l’emigrazione italiana fosse prevalentemente maschile, ma quante storie di donne qui a Mattmark! Attraverso la presenza delle donne italiane sono stati fatti passi avanti importanti anche per l’emancipazione femminile in Svizzera», ha dichiarato la segretaria del Pd.
Il tema della sicurezza sul lavoro è uno dei cavalli di battaglia di Elly Schlein, che denuncia «una strage costante e inaccettabile di morti» in Italia ma non solo, su cui pesa la storia delle catastrofi, quella di Mattmark, e nove anni prima a Marcinelle in Belgio. «Siamo qui per ribadire il nostro impegno per la dignità del lavoro, per la sicurezza sul lavoro», ha affermato a nome della sua formazione politica. «Siamo qui per la consapevolezza del fondamentale contributo che l’emigrazione italiana ha dato a tanti Paesi, non sempre vedendosi riconosciuta come deve».
Alle donne, alle lavoratrici di Mattmark coinvolte direttamente o indirettamente nel maxi cantiere a oltre duemila metri di altitudine, ha dato voce la storica svizzera Elisabeth Joris in un mirabile libro uscito agli inizi di agosto: Mattmark 1965. Erinnerungen, Gerichtsurteile, italienisch-schweizerische Verflechtungen (Mattmark 1965. Ricordi, sentenze e intrecci italo-svizzeri).
In un intervista alla testata online tvsvizzera.it, la storica ha dichiarato: «C’erano donne assunte dalla direzione del cantiere: lavoravano negli uffici dell’amministrazione, nell’infermeria, nelle cucine e nella mensa. Si occupavano, insomma, di quelli che oggi chiamiamo “servizi di cura”. Alcune erano donne della valle, altre provenivano dalla Svizzera interna, soprattutto le infermiere. Buona parte erano parenti o mogli degli stessi operai e minatori italiani».
Fra queste Margaretha Woodtli e Angela Ginetta Bozzi non rivedranno più i loro cari. Dopo 60 anni, i loro nomi celebrati da Elly Schein tornano a ricordarci il drammatico tributo delle «protagoniste invisibili» alla costruzione della più grande diga in terra d’Europa.