Iniziativa per un congedo familiare: 18 settimane per ognuno dei genitori

Il 2 aprile, insieme alla nostra associazione mantello Travail.Suisse e un’ampia alleanza, abbiamo lanciato l’iniziativa per un congedo familiare. È nostra ferma intenzione fare il possibile per ottenere un nuovo successo nel settore della sicurezza sociale.

Di Pascale Giger 29 maggio 2025

 

Con il testo per un congedo familiare abbiamo lanciato un’iniziativa popolare federale che necessita di almeno 100mila firme valide raccolte nell’arco di 18 mesi. Una volta depositata, verrà esaminata dal Consiglio federale e dal Parlamento, in seguito gli elettori si esprimeranno attraverso le urne. L’intero processo può protrarsi per diversi anni, ma al momento conta soprattutto una cosa: sensibilizzare l’opinione pubblica per la nostra causa, affinché la nostra richiesta sia chiara e convincente – e raccogliere le firme necessarie.

Cosa prevede concretamente l’iniziativa?

  • L’iniziativa vuole sancire per legge un congedo familiare retribuito di 18 settimane per la madre e di 18 settimane per il padre. Questa nuova assicurazione parentale sostituirebbe gli attuali congedo di maternità di 14 settimane e congedo di paternità di due settimane (se entrambi i genitori sono attivi), mettendo i due genitori su un piano di parità.

  • Le leggi esistenti sulla tutela della maternità non verrebbero toccate.

  • Il congedo familiare non sarebbe trasferibile (un genitore non può cedere il proprio congedo all’altro).

  • I genitori fruirebbero del congedo familiare a turno, salvo un quarto del congedo che potrà essere percepito in contemporanea, se desiderato.

  • L’importo dell’indennità si baserebbe sul modello precedente: l’80% del reddito medio percepito prima della nascita del figlio fino a un massimo di 220 franchi al giorno.

  • Affinché nessuno debba rinunciare al congedo familiare per motivi economici, per i redditi più bassi sarebbero previste prestazioni maggiori – fino al 100% del salario precedente.

Perché è necessario un congedo parentale?

Il congedo parentale è una risposta ai cambiamenti economici e sociali degli ultimi decenni. Nella maggior parte delle famiglie di oggi, entrambi i genitori lavorano, vuoi per motivi economici, vuoi per scelta. Ma conciliare lavoro e famiglia non è affatto semplice e molti genitori sono spinti al limite delle forze. Ciò può causare esaurimento, stress finanche burnout e depressione. Anche il benessere del bambino può risentirne, soprattutto se devono essere accuditi fratelli e sorelle più grandi.
Anche l’immagine che la società ha della famiglia sta cambiando. Sempre più coppie desiderano condividere responsabilità, compiti e il lato positivo della genitorialità. L’iniziativa riconosce che madri e padri hanno requisiti diversi, sia biologici che culturali; ma invece di ignorare queste differenze, cerca di integrarle: i genitori devono avere la possibilità di sostenersi a vicenda e di contribuire insieme alla vita familiare, senza essere relegati a ruoli rigidi.

Porre fine alle difficoltà finanziarie dovute all’ineguale distribuzione dei ruoli

Se solo uno dei genitori – di solito la madre – interrompe o riduce la propria attività lucrativa per occuparsi dei figli, ciò ha conseguenze finanziarie a lungo termine: lacune di reddito nell’immediato e rendite più basse in futuro. Soprattutto dopo la nascita del primo figlio, si prendono decisioni importanti: chi rimane a casa, chi continua a lavorare? Il congedo familiare aiuta ad attenuare queste iniquità: dà alle madri la sicurezza di poter tornare al lavoro, perché sanno che il partner potrà occuparsi del bambino per più di quattro mesi e assumere una responsabilità attiva nella quotidianità della famiglia.

Un contributo contro la penuria di personale qualificato

La maternità continua a svantaggiare le donne nella vita professionale – a livello di assunzione, di carriera, addirittura di licenziamento. Il congedo familiare aiuta a contrastare questa discriminazione e rafforza la partecipazione professionale delle donne. Se dopo la nascita di un figlio entrambi i genitori saranno assenti in egual misura dal posto di lavoro, per i datori di lavoro viene meno l’incentivo a svantaggiare le donne nel processo di assunzione. Inoltre, il congedo familiare contribuisce a migliorare la conciliabilità tra lavoro e famiglia, un fattore importante per stabilizzare il tasso di natalità e garantire a lungo termine un numero sufficiente di giovani leve per il mercato del lavoro.

Sostegno alle PMI e alle regioni strutturalmente deboli

La penuria di personale qualificato tocca in modo particolare le piccole e medie imprese e le regioni rurali che, rispetto alle grandi aziende spesso insediate in centri urbani, non riescono a offrire condizioni di lavoro altrettanto attrattive e favorevoli alle famiglie. Molte grandi aziende, in particolare gruppi internazionali, concedono già ai propri dipendenti congedi di paternità nettamente più lunghi rispetto al minimo legale di due settimane.

L’iniziativa per un congedo familiare contribuisce a compensare questo svantaggio competitivo delle PMI, rafforza la loro posizione nella ricerca di personale qualificato e fa in modo che dopo il parto le donne possano rimanere nella vita attiva. Ciò riduce le fluttuazioni di personale, un fattore di costo particolarmente sentito dalle aziende più piccole.

Meno costi sanitari e assenze dal lavoro

Come già accennato, la difficoltà di conciliare lavoro e famiglia rappresenta un rischio per la salute fisica e mentale di tutti i membri della famiglia. Il congedo familiare è un toccasana per i giovani genitori, poiché riduce lo stress e l’esaurimento – e, di riflesso, i costi della salute a carico della collettività e le assenze dal lavoro dovute a malattia a carico dei datori di lavoro.

Più entrate fiscali e contributi sociali

Secondo uno studio commissionato da Allianz all’istituto di ricerca indipendente Ecoplan, il congedo familiare farebbe aumentare il lavoro retribuito delle donne di circa 2200-2500 impieghi a tempo pieno all’anno, pari a 22mila-25mila posti supplementari in dieci anni. Questo andamento contribuirebbe al gettito fiscale e agli oneri sociali, cosicché l’investimento nel congedo familiare si finanzierebbe da sé già dopo 15-20 anni.

Come verrebbe finanziato il congedo familiare?

Come il congedo di maternità e paternità o il servizio militare e civile, anche il congedo familiare verrebbe finanziato tramite le indennità per perdita di guadagno (IPG). Tutti versano contributi nel fondo di compensazione delle IPG: lavoratori e datori di lavoro rispettivamente in misura dello 0,25 per cento del salario, quindi complessivamente lo 0,5 per cento; i lavoratori indipendenti lo 0,5 per cento del reddito annuo; le persone senza attività lucrativa una quota basata sul patrimonio e sulle rendite. Per una persona con un salario mediano svizzero di 6788 franchi (Ufficio federale di statistica, 2022), ciò equivale a 17 franchi al mese.

Per rendere possibile il congedo familiare, il contributo dovrà essere leggermente aumentato, in modo che l’IPG possa generare tra 849 milioni e 1,27 miliardi di franchi di entrate supplementari annue. L’ammontare esatto dipenderà da un canto dall’entità definitiva della prestazione stabilita dal Parlamento, dall’altro dalla situazione reddituale degli assicurati e dal numero di genitori che usufruiranno dell’offerta.

In concreto, i contributi IPG sul salario mediano aumenterebbero da 8,49 a 12,73 franchi al mese, appena il costo di qualche tazzina di caffè. Un piccolo investimento per ognuno, ma un grande passo per le famiglie di tutta la Svizzera. Per questo Syna dice chiaramente sì al congedo familiare.

 
Corriere dell’italianità


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