«Non vi azzardate a mettere mano alla legge elettorale per gli italiani all’estero»

Alla Camera esplode la rabbia del deputato Pd Toni Ricciardi nei confronti del governo, che assusa di aver boicottato il voto degli italiani nel mondo. Un intervento da non perdere, una denuncia dolente delle amare contraddizioni e assurde argomentazioni di chi dirige il Paese. Con un sonoro, vibrante avvertimento finale.

Di Loredana Traina 14 giugno 2025

 

Nove minuti di furia argomentativa che ogni cittadino italiano all’estero e in Italia dovrebbe ascoltare, anzi guardare. Alla Camera, lo scorso 13 giugno, il deputato Pd Toni Ricciardi ha accusato il governo di aver boicottato «volutamente» il voto referendario all’estero dell’8 e 9 giugno. Alle parole pesanti come macigni e brucianti come una frustata, si è coniugata la rabbia, la critica dolente, la voce vibrante di emozione e un impareggiabile impeto sempre a favore degli italiani nel mondo.

Era partito con toni pacati, quasi sommessamente. Una manciata di secondi pacifici, il microfono a buona distanza, e subito il primo affondo: «Sono completamente e profondamente insoddisfatto e, se posso aggiungere, anche abbastanza indignato». Con un’interpellanza urgente Ricciardi e il suo partito avevano chiesto spiegazioni sui denari stanziati per l’organizzazione della tornata referendaria all’estero. E hanno raccolto una valigia di assurdità.

Ecco la prima: «È intollerabile, inaccettabile», sbotta il deputato Pd, «che un componente di un governo democratico venga in questa aula a rivendicare che il costo dell’espletamento del momento più alto di una democrazia, ovvero il voto popolare, costi troppo».

Facciamo i conti, «e non prendiamoci in giro», continua Ricciardi. Le risorse alle sedi diplomatiche per consentire il voto all’estero sono state meno della metà di quanto richiesto e dovuto: «I preventivi superavano i 50 milioni di euro, in prima istanza avete concesso 24,5 milioni, meno delle politiche del 2022. Come fate a dire che il voto costa troppo, se i soldi non li avete nemmeno mandati!».

Rimasti in buona parte all’oscuro dei referendum, gli italiani in alcune zone del mondo non hanno ricevuto il plico per votare. L’esecutivo si è lamentato che gli indirizzi non erano ben definiti. «Ma chi dovrebbe controllare la veridicità delle informazioni, se non il governo?», chiede il vicepresidente del gruppo Pd alla Camera. E qui si approda all’inspiegabile impedimento burocratico: il Ministero degli Affari esteri è sì competente per «gestire» ma non può «modificare» i dati, prerogativa del Viminale.

È difficile spiegare l’assoluta mancanza di imbarazzo da parte del governo nell’essere artefice del pasticcio dell’8 e 9 giugno. Ricciardi è ora esasperato: «Centinaia di elettori non hanno ricevuto il duplicato, i consolati non hanno soldi per stampare le schede, quando invece si è bruciato più di un milione di euro in Venezuela perché si è sbagliata la matrice di trasferimento dei plichi. I dati del Venezuela non ci sono, perché le schede sono state buttate».

Il tema da capire è perché che «voi avete formalmente, consciamente e volutamente boicottato il voto degli italiani all’estero», denuncia il deputato. Poi ci sono queste curiose statistiche elettorali: in Svizzera, dove sono iscritti al voto 532mila cittadini italiani, hanno votato circa 101mila persone; nel Regno Unito, con 398mila iscritti, sono stati registrati 98mila voti; e in Germania, su 711mila votanti, soltanto 106mila cittadini hanno riempito le schede.

Riepilogando, nelle tre nazioni in Europa con il maggior numero di italiani, le cifre si attestano sulla stessa quota: 101mila, 98mila e 106mila. «Non vi pare strano che in questi Paesi, che hanno sempre avuto un tasso significativo di partecipazione al voto, i numeri degli elettori si siano improvvisamente riallineati. Ma com’è possibile?».

«Con questo governo, gli italiani nel mondo sono uno spreco e non una risorsa. Se prima erano cittadini di serie B, ora non sono neanche cittadini», accusa Ricciardi. Il punto più triste, vergognoso, di questa parabola è stato il decreto governativo 36/25, mutato ora nella legge 74/25, che recide il filo dell’italodiscendenza (leggi qui).

Il deputato conclude allora il suo intervento con un sonoro, vibrante avvertimento: «Se qualcuno si azzarda a avviare un iter di modifica della legge elettorale, che è di materia parlamentare esclusiva, posso garantire che faremo un’opposizione senza quartiere. Non vi azzardate a immaginare decreti, non vi azzardate nemmeno lontanamente a mettere mano alla legge elettorale per gli italiani all’estero come governo. Voi dovete mettervi nella testa che dovete rispettare, non a chiacchiere ma nei fatti, un secolo e mezzo di storia, dovete avere la dignità, se siete classe dirigente, di rispettare e garantire i diritti ai connazionali nel mondo».

 
Corriere dell’italianità


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