«Ho proposto un Memoriale, una stele di granito con incisi tutti i nomi delle vittime»

Per Domenico Mesiano, presidente del comitato ad hoc «Mattmark 2025», e organizzatore delle commemorazioni dal 2005 a oggi, ora i tempi sono maturi perché Mattmark e la Valle del Saas diventino un luogo di memoria.

Di Fabio Lo Verso 1 settembre 2025

 

Mezz’ora prima Mathias Reynard lo informa che farà un annuncio importante: «Le scuse ufficiali del Vallese». Domenico Mesiano è emozionato, capisce subito che è un momento storico, lui lo chiama un «momento magico». Dal 2005 organizza le commemorazioni della tragedia di Mattmark. Al 50simo, racconta Mesiano, l’allora presidente del Cantone Jacques Melly «aveva parlato di responsabilità, di carenze, detto qualcosa che si avvicinava alle scuse, ma senza alcuna assunzione di colpa».

Quando il presidente Reynard dichiara con forza la responsabilità del suo Cantone, a nome del Consiglio di Stato (leggi qui), Mesiano si accorge che i suoi occhi si riempono di lacrime. È il «coronamento di un percorso», dichiara, «mai come oggi risuonano le parole nella lapide eretta per il 40simo: “Morti sotto il ghiaccio, vivi nella memoria”».

Nel suo intervento per il 60simo, Mesiano ha proposto «la creazione di un Memoriale, la posa di una stele di granito con incisi tutti i nomi delle vittime». Ora i tempi sono maturi, dice, perché Mattmark e la Valle del Saas diventino un luogo di memoria, «per fare in modo che gli anziani non dimentichino e i giovani apprendano».

 

Domenico Mesiano. © DR 30 agosto 2025

 

PER NON DIMENTICARE

Lunedì 30 agosto 1965, alle 17:15, una valanga di più di due milioni di metri cubi di ghiaccio seppellì 88 dei lavoratori, di questi 56 erano italiani, 23 svizzeri, 4 spagnoli, 2 tedeschi, 2 austriaci e un apolide. Fu la provincia di Belluno, con 17 vittime, a essere la più colpita, insieme al comune di San Giovanni in Fiore, in provincia di Cosenza, che perse 7 uomini.

La sciagura privò 48 mogli dei loro mariti, 85 figli dei loro padri e 107 fra genitori, fratelli e sorelle dei propri cari. Delle 17 persone rinviate a giudizio per omicidio colposo nessuno fu condannato. Nel processo di appello, i familiari delle vittime furono condannati al pagamento del 50% delle spese processuali, le somme furono versate dall’Ambasciata d’Italia in Svizzera.

OLTRE 500 PERSONE hanno assistito alla 60sima commemorazione della tragedia, 74 sono venute dalla provincia di Belluno. Floriane Mesiano, vice presidente della Fondazione Margherita, ha letto i nomi delle 88 vittime. Fra le autorità religiose presenti: monsignor Jean Marie Lovey, vescovo di Sion, monsignor Renato Marangoni, vescovo di Belluno-Feltre, padre Costante, responsabile della MCI del Vallese; padre Arturo, missionario a Vevey e padre Giovanni, dell’Ordine dei Cappuccini della Lombardia.

 
Corriere dell’italianità


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